Viggo Mortensen è uno dei fedelissimi della Festa del Cinema di Roma, giunta ormai alla sua diciannovesima edizione. Qui infatti ha già presentato molti film, come Appaloosa, Captain Fantastic, Green Book e anche la sua opera prima in qualità di regista, Falling – Storia di un padre, nel 2020. Ed ora, per il secondo film da lui scritto, diretto e interpretato, torna all’Auditorium – Parco della Musica Ennio Morricone per raccontare il suo western femminista ispirato alla figura di sua madre: The Dead Don’t Hurt – I morti non soffrono. Dopo l’anteprima del film, l’attore ha ricevuto il Premio alla carriera di Roma Film Fest, in attesa di tenere oggi, 19 ottobre, una speciale Masterclass per il pubblico della Festa. Un riconoscimento di cui si dice profondamente onorato, quello di Roma, per quanto non sembri particolarmente incline a indulgere sui suoi successi passati. E quando la stampa chiede se il personaggio di Aragorn nella trilogia de Il Signore degli Anelli di Peter Jackson resti per lui iconico quanto lo sia per il pubblico, la risposta non è quella che potremmo aspettarci…
«Non parlo nello specifico de Il Signore degli Anelli perché è soltanto un progetto. Un riconoscimento di questo tipo in un Festival così importante è fantastico, ma non perdo mai di vista il fatto che il lavoro è una cosa, i riconoscimenti sono una cosa diversa. Sono incoraggianti, piacevoli, ma non mi aiuteranno a fare un lavoro migliore. Guardandomi indietro, io sono la somma di tante parti: le persone che ho incontrato, le storie che abbiamo raccontato, i luoghi dove ho lavorato, tutto è un’esperienza di apprendimento, quello che cerco è migliorare sempre, essere sempre più efficace nella narrazione. Mi è piaciuto ovviamente recitare in Lord of the Rings, è stato bello recitare in Nuova Zelanda e mi ha aiutato a diventare un attore migliore. Che il mio personaggio sia iconico o meno. E la nuova serie Gli Anelli del Potere? No, non l’ho vista» replica semplicemente Viggo Mortensen.
Sembra piuttosto evidente che l’attore e regista sia interessato a concentrarsi essenzialmente sul suo secondo film, The Dead Don’t Hurt – I morti non soffrono. Un western ma anche una tragica storia d’amore ambientata sulla frontiera occidentale degli Stati Uniti negli anni ‘60 dell’Ottocento. Qui la protagonista Vivienne Le Coudy, interpretata da Vicky Krieps, inizia una relazione con l’immigrato danese Holger Olsen, interpretato dallo stesso Viggo Mortesen. Ma quando l’uomo decide di partire per la Guerra di Secessione, arruolandosi nell’esercito dell’Unione, Vivienne si troverà sola nella sperduta cittadina di Elk Flats, nel Nevada, perseguitata da un violento sbandato figlio di un potente ranchero, uno dei leader carismatici del luogo. E il film diventa così la storia di questa donna forte, indomita e appassionata, determinata a difendere sé stessa in un contesto spietato, dominato da uomini senza scrupoli.
«Ho cominciato a scrivere questo film senza sapere che sarebbe diventato un western. Mi trovavo a Madrid durante il lockdown, nella zona più colpita insieme al Nord Italia all’inizio della Pandemia. Si poteva uscire solo per fare la spesa o portare fuori il cane e c’era gente che andava in giro con animali impagliati o le galline al guinzaglio pur di uscire di casa – racconta Viggo Mortensen -. Questa storia è nata dal ricordo dei libri illustrati degli anni ‘30 che aveva mia madre e che leggeva da bambina. Storie di cavalieri, avventure medievali. La immaginavo correre nei boschi d’acero vicino al confine canadese, dove era cresciuta, sognando di essere in quelle storie. Conoscendo la sua personalità curiosa, forte, ho pensato a come sarebbe stata una donna come lei in una situazione difficile come quella nel West, e solo dopo mentre scrivevo ho pensato che il film potesse essere un western. Quando ho fatto Falling avevo già sessanta anni, erano tanti anni che volevo dirigere un film ma non trovavo nessuno che lo finanziasse. In fondo è stato un bene, perché nel frattempo ho lavorato con tanti bravi registi e ho imparato da loro».
E quanto alle imminenti elezioni presidenziali in America, Viggo Mortensen ha le idee chiare: «Kamala Harris ha qualcosa della mia Vivienne, è forte interiormente, ma sa essere anche aperta e diretta. Sa difendersi e non riescono a sottometterla psicologicamente. Sono convinto che Kamala vincerà il voto popolare di milioni di persone. Purtroppo però in America abbiamo un sistema arcaico che non è a favore del popolo e che può mitigare e annullare gravemente i risultati della scelta popolare. Ma lei vincerà con grande margine al voto popolare. Bisogna capire in quali Stati. Se poi vincerà la Presidenza, non lo so. In generale, in Italia, in Gran Bretagna e in tanti altri Paesi, sebbene ci siano Capi di Stato donne, nella società continua a esserci una riluttanza a fidarsi del fatto che una donna possa essere forte quanto lo sono gli uomini».
Dopo l’anteprima della Festa del Cinema di Roma The Dead Don’t Hurt – I morti non soffrono arriva al cinema questo 24 ottobre. E voi cosa ne pensate? Andrete a vederlo? Diteci la vostra, come sempre, nei commenti.
Foto: Vittorio Zunino Celotto/Getty Images
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