L’attore francese Vincent Cassel si scaglia contro i doppiatori italiani. Ospite del programma radiofonico Hollywood Party su Radio 3, ha ascoltato un brano del suo nuovo film Un momento di follia (in uscita la settimana prossima) ed è sbottato, dicendo: «È sempre difficile per noi attori sentire le nostre voci doppiate. Non è una bella sensazione!». Ma poi aggiunge: «Beh, meglio così piuttosto che non esca affatto. In Francia è più semplice vedere un film non doppiato, ma qui è quasi impossibile. È la mafia dei doppiatori. Non capisco perché abbiano tutto questo potere; deve essere una cosa che proviene dal passato. Un vero peccato!».
Tempo fa aveva già sollevato il problema Gabriele Muccino, dicendo in un post su Facebook che «Vedere un film doppiato è come spararsi in bocca perché mesi di lavoro del regista vengono annientati. Ho visto migliaia di film nella mia vita. Molti film doppiati in italiano li ho rivisti a distanza di molto tempo in inglese e l’esperienza è stata incomparabile», ma la questione è annosa. Muccino sottolineava anche come quella dei doppiatori sia una casta chiusa, un mestiere che si tramanda di padre in figlio, dove molti sono bravi, ma altri che lavorano in modo scadente.
Pino Insegno, uno tra i più richiesti doppiatori italiani (Viggo Mortensen, Will Ferrell, Sacha Baron Cohen, Lenny Kravitz nella saga di Hunger Games…), è intervenuto sulla polemica avviata dall’attore francese, esprimendo la sua opinione da doppiatore: «Come ogni traduzione che si rispetti, il doppiaggio veicola il film al grande pubblico. Anche il successo di Cassel in Italia deve molto ai bravi doppiatori di casa nostra. Non esiste una lobby, ma come sempre quando abbonda la quantità, può venir meno la qualità. Volendo si possono recuperare i dvd, per ascoltare le versioni originali, ma i sottotitoli fanno perdere sfumature importanti del parlato».
Nella polemica è entrato anche Giampaolo Letta di Medusa, dicendo: «A noi piacerebbe distribuire i film solo con i sottotitoli, ma gli esercenti delle sale dove vengono proiettati i film in lingua originale ci dicono che il pubblico che cerca i film in lingua originale è molto risicato».
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