Il regista di L’infanzia di un capo Brady Corbet, Leone d’Oro del futuro nel 2015 direttamente dalle mani di Jonathan Demme, è tornato in concorso a Venezia con Vox Lux (qui la nostra recensione), parabola sul rapporto tra terrorismo e mitologia pop, tra violenza e musica, tra echi cruenti della nostra società e fama mediatica. Il suo primo film affrontava la genesi dei regimi dittatoriali e il suo percorso autoriale pare davvero tracciato nel solco dell’ambizione e della sfida, mirando al cuore della Storia e della Comunicazione.
Corbet, che ha lavorato in Funny Games e Il nastro bianco con Michael Haneke, autore che pare averlo influenzato in profondità, è passato a Venezia 75 accompagnato dalla protagonista Natalie Portman, da Stacy Martin e dalla giovane attrice Raffey Cassidy. Nel film la Portman interpreta Celeste, popstar sopravvissuta da adolescente a una strage di massa nella sua scuola, mentre la Martin e la Cassidy sono rispettivamente sorella e figlia della donna. Il film è girato in 35mm e, in attesa della nostra recensione, possiamo già dirvi che sta facendo molto discutere.
Di seguito potete leggere il resoconto di cos’hanno raccontato il regista e la protagonista in conferenza stampa alla Mostra del cinema.
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BRADY CORBET
Il film
Sono un grande fan di Robert Musil, della sua narrazione sardonica. Ho adottato il suo tono in una questione contemporanea. Questa popstar è un crocevia di persone reali e fittizie, la personalità di Sia, che ha scritto per tante persone diverse, collimava col mio personaggio. Io credo che, se il XX secolo è stato marcato da male, il XXI sarà segnato dalla manifestazione ulteriore di questo male. Ma il mio personaggio non è certo un mostro. Ho fatto veramente del mio meglio per creare un film che fosse una cronaca degli eventi che hanno definito il XXI secolo, come avevo già fatto ne L’infanzia di un capo. Vox Lux voleva essere una storia, una fiaba, colma però di ansia.
La dedica a Jonathan Demme
L’ho conosciuto negli ultimi anni della mia vita, mi ha premiato qui tre anni fa e si è preso cura del mio film, come ha fatto con quelli di tanti giovani registi. La sua morte mi ha colpito e rattristato e credo che Jonathan, che apprezzava molto i film musicali, avrebbe amato questo film.
NATALIE PORTMAN
Il personaggio
Mi è piaciuto molto fare questo personaggio, era scritto in modo bello e complicato. Recitare una popstar era una sogno, peraltro Sia, che è stata molto carina, ha anche una passione per il ballo molto marcata. Si tratta di una vera artista ed era bellissimo interpretare il suo personaggio. Il cigno nero era diverso dal film di Brady, abbiamo un ambiente molto libero che lui ha creato. I
Le armi in America
Non ha un messaggio il film, è un’opera d’arte. L’intreccio tra cultura pop, violenza e spettacolo effettivamente è incredibile e inquietante, quando ho letto la sceneggiatura mi sono ritrovata davanti una riflessione sul mondo in cui viviamo e credo che la gente ci si potrà riconoscere. Io vengo dall’Israele, ma anche in America i massacri nelle scuole hanno creato un clima quasi da guerra civile. I piccoli atti di violenza nelle scuole possono causare un tormento anche maggiore.
Foto: Getty Images
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