We Are The World - La notte che ha cambiato il pop: le rivelazioni più assurde del documentario Netflix
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We Are The World – La notte che ha cambiato il pop: le rivelazioni più assurde del documentario Netflix

Dagli animali di Michael Jackson all'incredibile retroscena su Bob Dylan: il dietro le quinte della canzone più affollata al mondo è ricchissimo

We Are The World – La notte che ha cambiato il pop: le rivelazioni più assurde del documentario Netflix

Dagli animali di Michael Jackson all'incredibile retroscena su Bob Dylan: il dietro le quinte della canzone più affollata al mondo è ricchissimo

la notte che ha cambiato il pop

Da pochi giorni è disponibile su Netflix We are the World – La notte che ha cambiato il pop e sarà per il tema, i personaggi o la mancanza di altri titoli particolarmente forti, ma il documentario è subito schizzato in testa alla classifica dei film più visti. La possibilità di sbirciare nel dietro le quinte di uno dei brani più famosi al mondo è troppo ghiotta e non ha deluso i fan: vengono in effetti mostrati retroscena legati a diverse grandi icone della musica.

Un po’ di contesto: si tratta di un film documentario musicale diretto da Bao Nguyen che racconta la realizzazione del singolo benefico We are the World, realizzato da un super gruppo di 45 celebrità del quale han fatto parte Michael Jackson, Lionel Richie (scrittori e compositori della canzone), Bob Dylan, Cyndi Lauper, Billy Joel, Bruce Springsteen, Tina Turner e tanti tanti altri. L’obiettivo era raccogliere fondi per l’Etiopia, in quel periodo afflitta da una terribile carestia: il brano ha raccolto oltre 100 milioni di dollari, ha venduto 20 milioni di copie e all’epoca è diventato il più venduto nella storia, conquistando anche 4 Grammy Award.

Il documentario La notte che ha cambiato il pop ci porta nel dietro le quinte, dove il produttore Quincy Jones aveva scritto il motto “Lasciate l’ego fuori dalla porta“. Il 25 gennaio 1985 il dream team di USA for Africa si è ritrovato a registrare il brano e ci è voluta tutta la notte, con tanti momenti finora rimasti nascosti al grande pubblico.

È emerso, per cominciare, che gli animali di Michael Jackson hanno interrotto la stesura del brano: Lionel Richie ha raccontato di aver sentito un enorme baccano provenire dalla cucina della casa del Re del Pop e che questi, candidamente, gli ha spiegato che «Ricky il merlo indiano sta litigando con il cane, perché l’uccello può parlare e il cane è arrabbiato per questo». Particolarmente divertente anche il dettaglio di quando lo stesso cantante ha scovato un serpente in giro per casa: «Pensavo fosse la fine. Ho visto horror così e non stava finendo bene per me».

Spazio anche all’aneddoto sull’esclusione di Madonna, che qualcuno della produzione avrebbe voluto e invece altri no: al suo posto è stata invece scelta Cyndi Lauper, i cui grossi orecchini inizialmente hanno provocato diversi problemi tecnici alla registrazione del suo assolo. Parlando di assolo, è forse più famosa la storia per cui il momento da solista di Huey Lewis inizialmente era stato pensato per Prince, che tuttavia non ha preso parte alla registrazione.

L’aneddoto più incredibile di We are the World – La notte che ha cambiato il pop, riguarda però Bob Dylan. Una delle voci che hanno rivoluzionato per sempre la musica dice solo due frasi nel brano ed è già famoso per quel video in cui fissa nel vuoto mentre tutti attorno a lui si agitano. Ma prima d’ora non si sapeva che il premio Nobel ha avuto un momento di palese difficoltà: quando si erano ormai fatte le cinque del mattino e toccava a lui cantare la sua parte, non riusciva a farlo. Non trovava la voce, al punto che altri sono dovuti intervenire per aiutarlo: dopo un tentativo di Quincy Jones, è stato Stevie Wonder a risolvere la situazione. Come? Sedendosi al pianoforte e imitando la voce di Bob Dylan, per far sorridere il collega, distendere il clima e permettergli di portare a termine il lavoro.

Cosa ne pensate? Avete già visto il documentario finito al primo posto dei film più visti su Netflix? Diteci la vostra nei commenti.

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Foto: Netflix

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