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X-Men: Dark Phoenix, Da lupo a fenice: la scelta di Sophie Turner

Nel ruolo di una degli X-Men più potenti di sempre, la Turner ci racconta come ha esplorato il lato più oscuro e nascosto del suo personaggio

X-Men: Dark Phoenix, Da lupo a fenice: la scelta di Sophie Turner

Nel ruolo di una degli X-Men più potenti di sempre, la Turner ci racconta come ha esplorato il lato più oscuro e nascosto del suo personaggio

X-Men: Dark Phoenix, ecco quanto dureranno le riprese aggiuntive

Se il ruolo di Sansa Stark in Game of Thrones l’ha già resa una star del piccolo schermo a soli ventitré anni, il nuovo capitolo della saga degli X-Men diretto da Simon Kinberg potrebbe imporla definitivamente anche al cinema. Non c’è dubbio infatti che sia Sophie Turner la grande protagonista di Dark Phoenix, impegnata nel rappresentare il lato oscuro e distruttivo della giovane Jean Grey che avevamo già incontrato nel precedente X-Men: Apocalypse. Eppure dal vivo Turner non somiglia a nessuno dei due personaggi iconici, nella sua capigliatura biondo platino ma soprattutto nel suo sorriso giocoso. A differenza delle due tormentate eroine, Sophie sembra non volersi prendere troppo sul serio, e soltanto quando necessario. Alla presentazione di Dark Phoenix a New York, ci ha svelato molti dei segreti del nuovo, attesissimo cinecomic Fox.

Conoscevi il fumetto di Dark Phoenix anche prima di girare il film?
«Da bambina i miei fratelli erano ossessionati da questa saga, per molto tempo non ho letto alcun altro fumetto! Pur conoscendolo bene ho scelto di non seguirlo scrupolosamente: il mio compito era quello di rappresentare Jean Grey nel modo che credevo più consono, anche perché il pubblico al cinema vuole qualcosa di diverso, e io ho raccontato la mia verità su di lei».

X-Men: Dark Phoenix

Eri più emozionata o spaventata dall’idea di portare questo fumetto al cinema?
«Leggendo la sceneggiatura ho pensato immediatamente che sarebbe stata una sfida enorme a livello professionale. Mi spaventava il passaggio da personaggio di supporto in un film collettivo come il precedente a quello di protagonista. L’unico modo per venirne fuori era quello di gettarmi nel progetto con tutto il coraggio possibile. X-Men – Apocalisse per me era stato una specie di campeggio estivo dove incontrare nuovi amici, Dark Phoenix ha rimosso questa percezione ingenua: girare un film del genere richiede tutt’altro impegno. Stavolta ho sentito la responsabilità del fatto che Simon Kinberg si sia fidato di me per dare vita a uno dei personaggi più amati. Oltretutto in questo film esploriamo il lato oscuro di Jean, le tragedie del passato che l’hanno resa una donna ferita, e per questo molto pericolosa. Soprattutto quando non riesce a controllare i suoi immensi poteri».

Un personaggio dunque molto diverso rispetto ad Apocalisse…
«Radicalmente diverso. In precedenza avevamo presentato una versione fin troppo ingenua e indifesa di Jean, con Dark Phoenix abbiamo reso giustizia alla forza e alla complessità della sua psicologia. Abbiamo riportato Jane e la storia degli X-Men sul binario giusto, adoperando la potenza narrativa della storia al suo meglio. Sono molto fiera del lavoro che abbiamo fatto questa volta».

X-Men: Dark Phoenix Marvel

Da come parli sembra ci siano molte differenze tra il lavoro fatto con Bryan Singer e quello svolto con Simon Kinberg…
«Ce ne sono di sostanziali. L’esperienza professionale con Simon è stata una delle migliori che abbia mai avuto. Conosce il mondo degli X-Men in ogni suo angolo, ci lavora da anni. Per essere un esordiente ha fatto un lavoro incredibile soprattutto nel gestire gli attori: l’ho capito fin dalle prove iniziali, mi ha guidato attraverso ogni pagina della sceneggiatura chiedendomi cosa pensassi delle scene, cambiando o sistemando il copione a seconda delle idee mie e degli altri membri del cast».

Come hai costruito questa nuova Jean insieme a lui?
«Per sei mesi abbiamo studiato insieme una quantità incredibile di materiale, scrivendoci quasi ogni giorno. Abbiamo analizzato a fondo vari disordini della personalità, malattie mentali come ad esempio la schizofrenia: non è quello a cui Jean va incontro ma era il modo migliore per rendere il personaggio umano, tangibile. Persone che soffrono di allucinazioni, che si svegliano senza ricordare cosa sia successo, che odiano se stesse per le loro azioni irrazionali: tali aspetti si avvicinavano a molti aspetti della sua trasformazione a Fenice».

X-Men: Dark Phoenix

E invece a livello fisico che allenamento hai dovuto sostenere?
«Per fortuna Jean possiede il potere della telecinesi, non è costretta a grandi acrobazie! Durante le riprese avevamo un personal trainer a guidarci dentro l’azione, mi ha aiutato a trasformarmi nel personaggio a livello mentale. Ti senti più forte, acquisti fiducia nelle abilità del tuo corpo e cominci a cambiarne il linguaggio, muovendoti come una persona che domina l’ambiente circostante».

Quali sono stati i momenti più intensi durante la lavorazione?
«Probabilmente tutto il lavoro folle che ho fatto insieme a Jessica, e ne abbiamo fatto tanto… Abbiamo una scena insieme piena di effetti speciali, indossavamo delle imbracature grigie con macchine da presa che giravano tutte intorno a noi. È stato complesso, doloroso a livello fisico, ma grazie a Jessica è diventato spassoso. È stata una giornata di riprese che non dimenticherò. Con tutti i membri del cast però ho vissuto momenti molto divertenti, è stato un gruppo di colleghi fantastico con cui lavorare».

Jessica Chastain in X-Men: Dark Phoenix

Puoi rivelarci qualcosa del personaggio misterioso interpretato da Jessica Chastain?
«All’inizio del film Jean viene colpita da una massa di energia sconosciuta durante una missione di salvataggio nello spazio, e questo sblocca in lei qualcosa che prima teneva nascosto, più di tutti a se stessa. Si tratta di un potere mai visto in nessuno degli altri mutanti, può annientare mondi interi. Il personaggio di Jessica è una combinazione di diversi esseri alieni che si trovano nel fumetto originale: il suo intento è quello di adoperare Jean per i propri scopi non esattamente pacifici…»

Da bambina avevi un tuo eroe dei fumetti?
«Il mio eroe è sempre stata la migliore amica di mia madre. Anni fa ha perso il marito a causa del cancro e il modo in cui ha cresciuto la sua bambina da sola è stato ammirevole, è una delle donne più forti che abbia mai conosciuto. Per me è stata una seconda madre ma soprattutto un modello da seguire. E sua figlia oggi è la mia migliore amica».

Senti la responsabilità di essere un modello per il pubblico di più giovani?
«Ho capito che non posso vivere la mia vita cercando di essere un modello per qualcuno se prima non ho capito veramente che tipo di donna sono, o che voglio essere. Sono cosciente che le scelte che faccio ogni giorno possono avere un impatto su molte persone, soprattutto più giovani di me, e spero che prendendo le decisioni giuste io possa avere un’influenza positiva sugli altri. Ma non voglio essere un modello per poi magare compiere qualche errore e influenzare i giovani in maniera negativa: probabilmente prima dovrò fare degli errori, e da quelli dovrò e voglio imparare».

A proposito di questo, qual è il tuo rapporto con i social media?
«Sono attiva su Instagram ma devo stare attenta a postare i contenuti appropriati, è un terreno aperto a molte interpretazioni da parte di persone con diverse sensibilità». 

Il Trono di Spade

L’ultima domanda deve per forza essere su Game of Thrones: come sta vivendo la fine dello show?
«A livello emotivo non l’ho ancora registrato. Penso che quest’estate, quando non gireremo più e la serie sarà andata in onda, allora mi colpirà. Sto aspettando il giorno in cui diventerò davvero triste…»

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Foto: © 20th Century Fox

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