X-Men: L'inizio, le origini
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X-Men: L’inizio, le origini

Dalla nascita del celebre fumetto sui mutanti alla realizzazione del film. La parola agli sceneggiatori Sheldon Turner e Bryan Singer, e al regista Matthew Vaughn

X-Men: L’inizio, le origini

Dalla nascita del celebre fumetto sui mutanti alla realizzazione del film. La parola agli sceneggiatori Sheldon Turner e Bryan Singer, e al regista Matthew Vaughn

X- Men: L’inizio unisce la dimensione epica e l’azione tipica di un blockbuster a una storia incentrata sui personaggi, che rivela le origini della saga degli X-Men, raccontando una vicenda segreta legata alla Guerra Fredda, in cui il nostro mondo si ritrova sul baratro di una battaglia nucleare. Come tutte le grandi storie degli X-Men, questo nuovo capitolo presenta temi e argomenti ambiziosi, con uno sguardo particolare alla vita personale di questi insolito supereroi.

Il film è ambientato negli anni ’60. Fu allora che Charles Xavier incontrò Erik Lehnsherr. Prima che Charles (James McAvoy) ed Erik (Michael Fassbender) assumessero l’identità di Professor X e Magneto, erano due giovani uomini sorpresi dai propri superpoteri. Prima di diventare nemici, i due erano amici carissimi, e, al fianco di altri mutanti, si adoperavano per riuscire ad arrestare la più grande minaccia che il mondo avesse mai conosciuto. Alcune di queste giovani reclute mutanti sono personaggi amati dal pubblico che risalgono ai precedenti film di X-Men, altri sono invece eroi classici del mondo dei fumetti che per la prima volta compaiono in questa serie. X- Men: L’inizio fornisce risposte a quelle domande che da tempo affascinano i fan dei film e dei fumetti: Come si sono incontrati gli X-Men? Perché Charles sta su una sedia a rotelle? Da dove vengono X-Mansion e Cerebro? Questo film racconta il passato dei supereroi, ma i suoi temi e il contesto storico avvinceranno anche gli spettatori che non conoscono gli altri film o i fumetti.

X- Men: L’inizio racconta una storia inedita degli X-Men, scritta da Sheldon Turner, nominato all’Oscar per aver collaborato alla sceneggiatura di Tra le nuvole, e da Bryan Singer, la cui regia dei primi due film della serie, X-Men e X-Men 2, è stata elogiata da pubblico e critica di tutto il mondo per la brillante e fluida mescolanza di momenti drammatici, epici, di scene d’azione e di temi socio-politici. Gli X-Men di Singer sono fra gli esempi più riusciti dei nuovi adattamenti cinematografici dei fumetti classici, e inaugurano una nuova era di film sui supereroi.

La storia di X- Men: L’inizio, come detto prima, è ambientata negli anni ’60, periodo consono a cui far risalire le origini dei nostri eroi, dato che proprio in quel decennio, l’editore di Marvel Comics, scrittore capo e direttore artistico Stan Lee, insieme a Jack Kirby, creò i fumetti di X-Men. Come molti dei loro predecessori Marvel, gli X-Men sono un gruppo di eroi alquanto insoliti: spesso sarcastici, asociali e pieni di difetti, eppure solidali quando si tratta di affrontare i demoni interiori che minano le proprie vite affettive, i traumi profondi che ledono l’autostima, o gli esseri malvagi che minacciano il loro universo di superpoteri. Sono i figli dell’atomo, homo superior, l’anello successivo nella catena evolutiva. Ogni mutante è nato con una mutazione genetica particolare, che, durante la pubertà, si è manifestata rivelando poteri eccezionali. In un mondo colmo di odio, pregiudizi e paura, gli X-Men rappresentano anomalie scientifiche, mostri della natura, esseri emarginati, temuti e odiati da chi non riesce ad accettare la loro diversità.

“Nel concepire la storia”, dice Singer, “volevamo raccontare l’incontro fra Charles ed Erik quando avevano poco più di vent’anni. Abbiamo collocato la loro giovinezza all’inizio degli anni ’60, nel periodo clou del movimento per i diritti civili e delle tensioni generate dalla Guerra Fredda. Due aspetti di un’epoca che fornivano il background ideale per creare una consequenzialità con gli eventi attuali”. Uno dei momenti salienti della Guerra Fredda è stata la crisi missilistica di Cuba, durante la quale la minaccia nucleare si fece concreta e che – secondo la storia – fornisce ai mutanti l’occasione per uscire allo scoperto e prevenire la distruzione dell’intero pianeta.

Un tema importante nel film è la questione dei diritti civili: i mutanti saranno accettati dall’umanità o saranno considerati una minaccia e quindi imprigionati e in seguito eliminati? I mutanti dovrebbero forse accettare la loro diversità e regnare sul pianeta in qualità di esseri superiori, oppure amalgamarsi nel tessuto sociale senza occupare una posizione di rilievo? “Sono sempre stato affascinato dal concetto di assimilazione contro quello di aggressione; in questo film il movimento dei diritti civili delle persone comuni diventa anche quello dei mutanti”, dice Singer.

Il rapporto fra Charles ed Erik si lega a questo tema ed è il simbolo delle differenze ideologiche e filosofiche di quel periodo storico. Essenzialmente sono fatti della stessa stoffa ed entrambi considerano i mutanti potenziali oggetti di persecuzioni. Tuttavia Charles vive per proteggere quelli che lo temono mentre Erik vuole solo distruggerli. Ognuno di loro crede di avere ragione, e non è disposto a compromessi. Afferma il regista Matthew Vaughn: “Erik è molto sospettoso degli esseri umani mentre Charles pensa che di potersi fidare di loro, che gli uomini alla fine accetteranno i mutanti. Erik risponde: ‘Si rivolteranno contro di noi e ci uccideranno! E ha ragione”.

L’altra priorità di Vaughn e Singer era quella di inserire in X- Men: L’inizio elementi umanistici, ispirati ai personaggi. “La magia dei film di genere è che si possono raccontare storie sulla condizione umana da un punto di vista spettacolare e meraviglioso”, osserva Singer. “Questo è importante nel caso degli X-Men perchè il loro universo presenta personaggi di grande spessore. Le migliori storie di X-Men celebrano questa complessità e questo era proprio il nostro obiettivo per questo film”.

“In ogni film che faccio”, dice Vaughn, che fra i suoi credits vanta i film indipendenti The Pusher e Kick-Ass, “cerco la prospettiva umana. Ogni personaggio e ogni momento d’azione deve averne una. Quando posso, inserisco qualcosa che aiuta il pubblico a comprendere i personaggi, a stabilire un rapporto con loro, perché questo non può far altro che arricchire l’esperienza cinematografica dello spettatore. Se non ti importa nulla dei personaggi, allora che gusto c’è?”. Vaughn continua: “X- Men: L’inizio ha grandi idee e grandi momenti. Non sempre ricorriamo agli spettacolari effetti visivi per far funzionare il film. Gli effetti devono sostenere i personaggi. Il film è prima di tutto basato sui personaggi e quindi arricchito dalle scene d’azione”.

Singer aveva immaginato una storia sulle origini del gruppo mentre dirigeva i precedenti due film sugli X-Men. “Rifletto sempre sul background dei personaggi quando suggerisco agli attori come devono interpretare i loro ruoli.  È stato naturale per me fantasticare sul passato di questi supereroi”. Uno degli attori che aveva chiesto a Singer di esplorare la storia dei personaggi è Patrick Stewart, che ha interpretato Charles Xavier nei primi tre film degli X-Men. Racconta Singer: “Patrick si è interrogato sulle origini di Charles, e io avevo una mia idea, piuttosto diversa dalla versione dei fumetti, che colloca le origini del gruppo in Tibet, con un agente alieno di nome Lucifero. Ma Patrick preferiva la mia versione!”

La produttrice Lauren Shuler Donner, che si è occupata di tutta la franchise, ricorda che l’idea di X- Men: L’inizio è nata durante la produzione degli altri film originali: “Durante la lavorazione di X-Men 2, fra una scena e l’altra, parlavamo dei membri più giovani del nostro cast e io ho detto: ‘Non sarebbe bello poter vedere Professor X o Magneto da giovani? Dovremmo fare un film sulle origini degli X-Men! Erano tutti d’accordo!”. Oltre alla Donner, questo nuovo progetto è stato prodotto dallo stesso sceneggiatore Singer e da Simon Kinberg, scrittore di talento che fra i suoi credits vanta Mr. and Mrs. Smith e l’imminente This Means War. Ma chi sarebbe stato il regista? Singer era già impegnato in un altro progetto, quindi l’incarico è stato offerto a Vaughn, che dopo aver esordito alla regia con l’apprezzato film indipendente The Pusher, avrebbe già dovuto dirigere il terzo film della serie, X-Men: Conflitto finale, ma all’ultimo era stato reclutato per dirigere l’epica fantasy Stardust e l’adattamento della graphic novel Kick-Ass. Vaughn dichiara di aver trovato molto interessante l’idea di Singer di ambientare la storia durante la Guerra Fredda. “E’ stato un modo brillante di collegare i personaggi alla storia più recente”, dichiara Vaughn. E Jane Goldman, che ha collaborato alla scrittura, afferma: “Una delle cose migliori di questo progetto era proprio lo sfondo politico, l’idea di raccontare il background degli X-Men e di creare una consequenzialità” (Ashley Edward Miller & Zack Stentz, autori della sceneggiatura di Thor, hanno scritto il copione del film al fianco di Vaughn & Goldman.) Nel trattare i temi umani e politici della storia, Vaughn e Goldman hanno voluto aggiungere un elemento affascinante che caratterizza quell’epoca “Il film presenta tre concetti che ricordano i film di James Bond degli anni ’60, quelli interpretati da Sean Connery: lo stile, l’azione, il pericolo”. Le nuove idee di Vaughn-sceneggiatore certamente non hanno facilitato la vita di Vaughn-regista! Lui stesso dichiara: “Abbiamo dovuto trovare nuovi attori per i vari ruoli, ricreare l’ambiente anni ’60 e ridisegnare tutti i leggendari set e costumi degli X-Men”. Tuttavia, la sfida maggiore è stata la scelta dei due giovani protagonisti nel ruolo di Charles ed Erik, che, anni dopo, nelle vesti di Professor X e Magneto, così come raccontato nel vasto universo X-Men di fumetti e film, diventano due acerrimi nemici dai punti di vista inconciliabili.

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