Nel selezionare il personaggio di Charles (nella foto), un giovane laureato a Oxford in genetica nonché il telepatico più potente del mondo, ed Erik, che da giovanissimo, in terribili circostanze, ha scoperto di poter controllare il magnetismo, i filmmakers hanno cercato con cura due giovani attori in grado di fare onore ai loro predecessori, Patrick Stewart e Ian McKellen.
James McAvoy, che passa con disinvoltura da film indipendenti quali Espiazione e L’ultimo re di Scozia a blockbusters come Le cronache di Narnia: il viaggio del veliero e Wanted – Scegli il tuo destino, è stato scritturato per interpretare Charles. McAvoy ha accolto con entusiasmo la sfida di cimentarsi in un personaggio che attraversa una fase di grande trasformazione. Il suo Xavier è piuttosto diverso dal personaggio sicuro di sé della trilogia originale. “In quei film”, spiega McAvoy, “Professor X è altruista e filantropo. È focalizzato sul bene dell’umanità, sul resto del mondo, la sua missione è aiutare gli altri. In questo film invece, essendo molto più giovane, è egocentrico e un po’ confuso. X-Men: L’inizio racconta di come Charles trova il suo scopo di vita; il mio compito è stato quello di analizzare la sua personalità e le ragioni che lo hanno spinto a diventare la persona che ormai tutti conoscono. Matthew è stato subito molto chiaro sul fatto che Michael [Vaughn, il regista, ndr]e io dovessimo interpretare i personaggi e non Patrick Stewart o Ian McKellen da giovani”.
“Penso che James possieda tutto ciò che richiede il suo ruolo”, dice Vaughn. “Nei film precedenti Charles è l’insegnante per eccellenza, con un approccio Zen. Il nostro Charles da giovane è più simpatico, più attivo e più concentrato su se stesso. Adora il successo ed è molto orgoglioso”. Aggiunge la sceneggiatrice Jane Goldman: “La vera difficoltà nel descrivere Charles da giovane era trovare i suoi difetti e renderlo un personaggio sfaccettato. James McAvoy ha avuto alcune splendide idee perché ha compreso perfettamente Charles”.
Quando incontriamo Charles in X-Men: L’inizio, i mutanti non si sono ancora rivelati al mondo; infatti Charles non è sicuro che esistano altri mutanti a parte lui e una giovane donna di nome Raven che ha conosciuto anni prima. Dice McAvoy, “Charles sa solo di poter leggere la mente altrui e spera che esistano altri mutanti, ma non è ancora diventato il sobillatore della razza mutante, in cerca di accettazione da parte dell’umanità”.
Charles scopre lo scopo dei suoi formidabili poteri quando si collega – telepaticamente – agli altri mutanti del globo. Lo fa attraverso uno strumento da tempo noto alla schiera di fan degli X-Men: Cerebro, una specie di casco di metallo altamente tecnologico, che amplifica i suoi poteri telepatici. Il Cerebro di X-Men: L’inizio è il prototipo dello strumento aerodinamico che compare nei film di X-Men ambientati ai giorni d’oggi; questo Cerebro anni ’60 è il prodotto tipico della tecnologia dell’epoca, dotato di interruttori con la levetta, tubi a raggi catodici e vecchie antenne. Lo scenografo Chris Seagers ha ideato il look retrò di Cerebro e spiega: “E’ una struttura molto semplice, chiaramente ispirata al design che compare nei film successivi; la forma ricorda le cupole degli osservatori che popolano la campagna inglese”. Cerebro rappresenta una sorta di ‘epifania’ per Charles. “Per la prima volta si rende conto che esistono migliaia se non milioni di mutanti nel mondo e questa scoperta cambia completamente la sua mentalità”, dice McAvoy. “La sua missione e il suo scopo di vita a quel punto diventano uno solo: trovare gli altri e aiutarli”.
Charles è rimasto coinvolto nella minaccia di una guerra fra Stati Uniti e Unione Sovietica, dopo aver salvato la vita di Erik Lehnsherr, un mutante dai poteri formidabili e dal passato oscuro, che nel futuro si scaglierà contro di lui. Ma per il momento i due sono amici, anime gemelle. “E’ un incontro fra due esseri affini, per la prima volta ognuno di loro può comprendere e incoraggiare l’altro”, spiega McAvoy. “Charles è affascinato dal potenziale di Erik”. Charles è la prima persona con cui Erik abbia avuto un legame d’amicizia. Dice Michael Fassbender, che interpreta Erik: “Il legame fra Charles e Erik è molto forte, i due nutrono un profondo rispetto reciproco. Ma fin dall’inizio le loro idee sono alquanto diverse. Erik diffida delle novità e ha problemi a fidarsi di chi non conosce bene. Con Charles ce la mette tutta. Volevamo raccontare una storia credibile, fino al momento in cui si crea una spaccatura fra i due. Quando Erik e Charles si allontanano l’uno dall’altro, il pubblico si renderà conto di quante grandi cose sarebbero potute accadere se fossero rimasti per sempre uniti”.
Erik esita a unirsi a Charles nella sua missione di salvare il mondo. Perché, si chiede Erik, bisogna salvare l’umanità? “Erik è piuttosto machiavellico; è convinto che il fine giustifichi i mezzi”, spiega Fassbender. “Non ha alcun interesse per gli umani, li considera solo inferiori”. L’atteggiamento sdegnoso che Erik assume nei confronti degli umani ha origine nella sua infanzia, assai diversa dalla vita privilegiata di Charles. Erik ha dovuto sopravvivere senza genitori e da giovane è stato costretto a sopportare incredibili stenti. X-Men: L’inizio presenta Erik ricreando la scena iniziale del primo film sugli X-Men, in cui appare il campo di concentramento di Auschwitz, negli anni ‘40. Troviamo il giovanissimo Erik, che, disperato dopo la forzata separazione dai suoi genitori, rivela le sue abilità mutanti, riuscendo a piegare le sbarre di ferro del cancello del campo. X-Men: L’inizio comincia proprio da quella scena, dal momento in cui Erik diventa la cavia del Dottor Schmidt, un medico nazista determinato a esplorare i suoi poteri. “Matthew ed io abbiamo sempre ammirato il potere e l’impatto della scena del campo di concentramento in X-Men, che descrive perfettamente il personaggio di Erik”, afferma la Jane Goldman. “Matthew voleva raccontare quel che accade a Erik successivamente. Ciò che il pubblico vedrà, cambierà certamente la sua opinione su Erik, lo vedrà davvero con occhi diversi”. Vent’anni dopo Erik è ormai un uomo adulto, e la sua priorità è rintracciare e uccidere il Dottor Schmidt (che nel frattempo ha assunto un’altra identità). Erik è furibondo, colmo di odio, dà la caccia a Schmidt e agli altri medici nazisti che lui ritiene lo abbiano trasformato in una specie di Frankenstein. Anche se Erik trova per la prima volta un amico in Charles e viene accolto dagli altri membri della squadra che diventeranno gli X-Men, non si distoglie mai dalla sua missione. “Erik è molto determinato; intende eliminare chiunque decida di sbarrargli la strada, anche se dovesse trattarsi di Charles”, dice Fassbender.
Vaughn aveva ammirato le memorabili performance di Fassbender in 300, Hunger, e Bastardi senza gloria, e dopo averlo visto al casting, lo ha scritturato nel ruolo di Erik. “Michael infonde a Erik una personalità ammirevole, onesta e dignitosa”, dice il regista. Fassbender, che non vedeva l’ora di interpretare il complesso personaggio, racconta di essere rimasto colpito dal copione: “Ogni azione del film genera delle conseguenze concrete. Non c’è solo fragore e frastuono. Gli eventi sono molteplici, la storia è stratificata e davvero avvincente”. Fassbender dichiara inoltre di non aver attinto ai film precedenti per impersonare Erik. “I fumetti sono la fonte; ma noi abbiamo deciso di ripartire da zero per rinnovare il soggetto”.
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