La prima volta che ho incontrato Michele eravamo al Festival di Roma, nell’ottobre del 2014. Probabilmente mi aspettavo di vederlo arrivare con gli occhiali da sole, circondato di fan, elargendo selfie, autografi e “disegnini”, come li chiama lui. Invece si era presentato con un’amica, i pugni nelle tasche e lo sguardo sornione. «Ma và, guarda che a noi del fumetto non ci si fila nessuno» Eppure pochi giorni dopo, al Lucca Comics & Games, le file davanti allo stand della Bao per una dedica sarebbero state interminabili, una specie di muraglia umana che lo avrebbe costretto alle solite prove di resistenza – Michele è famoso perché non molla fino a che non ha accontentato tutti. Ma in quella mattina di sole autunnale, Zerocalcare era precisamente come l’avevo immaginato leggendo le sue storie: felpa nera, T-shirt, jeans, e quella posa a punto di domanda, con la schiena appena ricurva e le ginocchie flesse, con cui compare nei fumetti. La mia teoria, ora che lo conosco da un po’, è che la sua fervida normalità – domestica e di quartiere –, il suo talento costruito sulla quotidianità, siano meglio di qualsiasi camuffamento nel proteggerlo dagli inconvenienti della fama. Se lo avete visto da Fazio, a Che tempo che fa, sapete di che parlo. Le storie di Michele, i suoi reportage, il suo sguardo sulle cose, raccontano un’idea del mondo e della società quanto la serenità con cui affronta ammiratori e giornalisti. E con cui in una giornata di inizio agosto, finalmente fresca, mi racconta del suo rapporto simbiotico con le serie Tv.
Best Movie: Come fai a trovare il tempo di vederne così tante?
Zerocalcare: «Per me le serie sono divise in tre tipologie. Ci sono le serie che io considero “orrende”, ma che hanno il vantaggio di essere composte di moltissime stagioni e puntate, e che tipicamente uso quando lavoro, in particolare mentre inchiostro. Di queste vedo anche dieci puntate al giorno. L’esempio tipico è 24. Per un po’ ho usato così anche Downton Abbey, ma ora ho i rimorsi, perché l’ho rivalutata molto. Poi ci sono quelle che guardo mentre cucino e mangio: sono di qualità superiore e non devono contenere elementi di tensione. Grey’s Anatomy è perfetta. E per ultime le serie della sera, ovvero le mie preferite: con queste sono tendenzialmente in pari con la programmazione italiana. Ora, ad esempio, sto vedendo True Detective 2».
BM: E che ne pensi? A quanto pare sta deludendo un sacco di gente.
Z: «La prima stagione mi aveva fatto addormentare a tutte le puntate, l’ho accannata alla quarta, ma poi l’ho rivista tutta in italiano e mi è piaciuta moltissimo. Con la seconda stagione mi addormento di nuovo a ogni puntata. Mi ha trasformato in una di quelle persone orribili che dormono per tutto il tempo e poi dicono che non si capisce un ca**o».
BM: In Zeitgeist (la storia inedita in 10 tavole che hai disegnato per Best Movie) la serie più vecchia che citi è MacGyver. Ma qual è la prima serie che ricordi di aver seguito con una certa costanza?
Z: «Se le sit-com contano, direi Genitori in blue jeans. Avevo otto anni più o meno».
BM: Ti capita mai di rivedere una serie Tv?
Z: «Mai fatto, ma credo che potrei farlo con Lost, perché all’epoca penso di aver capito un decimo, e rivedendola vorrei rendermi conto se effettivamente improvvisavano tutto, o almeno la metà delle cose era programmata dall’inizio. E poi mi è capitato di rivedere degli episodi di X-Files».
BM: Preferisci le serie alla Lost, che allungano il brodo e non danno tutte le risposte, o quelle alla Wayward Pines, che invece sciolgono in fretta tutti i punti interrogativi?
Z: «Diciamo che mi va bene che allunghino il brodo anche, che ne so, per cinque stagioni, basta che gli autori sappiano dove stanno andando a parare. Io ho visto perfino Pretty Little Liars, che è la mia grande vergogna, e lì davvero credo che non lo sapesse nessuno cosa stavano facendo: per stagioni e stagioni non fanno che rimescolare le carte».
Leggi l’intervista completa e “Zeitgeist” (la storia inedita in 10 tavole che Zerocalcare ha disegnato per Best Movie) sul numero di settembre della rivista, in edicola dal 26 agosto
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