Da febbraio 2016, Roberto Recchioni (fumettista e romanziere, oltre che curatore di Dylan Dog per la Sergio Bonelli Editore) firma su Best Movie “A scena aperta”, rubrica in cui svela i segreti delle scene più belle dei film disponibili in home video.
Nel 1978, in Europa, uscì il film Zombi che si rivelò un enorme successo commerciale e di critica e il cui regista, George A. Romero, venne salutato come un genio del cinema di genere. Nel 1979, in Usa, uscì il film Dawn of the Dead, che si rivelò un modesto successo commerciale e di critica e il cui regista, George A. Romero, venne largamente ignorato. Erano lo stesso film in due versioni diverse. Una era destinata ai mercati non di lingua inglese, era stata montato da Dario Argento e aveva una colonna sonora originale composta dai Goblin. L’altra era la versione montata da Romero stesso, e aveva una colonna sonora allestita pescando i brani da un archivio musicale cinematografico.
Le due edizioni della stessa pellicola erano così diverse negli esiti da potersi ritenere, a tutti gli effetti, due film distinti, per quanto basati sulla stessa sceneggiatura. Le maggiori e più importanti differenze erano nel tono: l’edizione Usa creata da Romero era quasi farsesca, costellata da una serie di scene grottesche che facevano da contrappunto alla disperazione e alla violenza dell’ambientazione. Romero voleva realizzare un film politico, quasi una satira sociale, che mettesse alla berlina gli Stati Uniti di quegli anni. Dawn of the Dead era un film sul momento presente che raccontava una specifica cultura. Ad Argento tutto questo non interessava, invece. Lui aveva in mente qualcosa che, prima di tutto, mettesse genuinamente paura e fosse capace di veicolare un messaggio universale.
Se l’opera di Romero era un feroce e perversamente divertente sfottò alla classe media americana, il montaggio europeo di Argento se la prendeva con il genere umano tutto, e di divertente non aveva nulla, anzi, era un film mortalmente serio, e cupo. Disperato e disperante. E con un ritmo migliore, molto migliore della sua controparte, merito di un montaggio più serrato che spezzettava le sequenze, sfruttando in maniera più proficua il girato originale; dilatava i momenti orrorifici, insistendo su alcune scene chiave (come l’uccisione delle bambine non-morte o alcuni smembramenti); e, soprattutto, si accordava meravigliosamente alla colonna sonora, cucita dai Goblin su misura del montaggio di Argento. Il risultato complessivo era un film che respirava di più e meglio nei suoi lunghi momenti di silenzio e atmosfera e che, quando si muoveva, lo faceva più velocemente e con maggiore energia, non lasciando mai allo spettatore la possibilità di distrarsi.
Il confronto tra la versione Usa di Dawn of the Dead e il suo cut europeo è impietoso e tutto a favore del secondo, ed è pure una dimostrazione cristallina di quanto il montaggio sia la fase in cui la stessa materia originale (il girato) può diventare tanto un capolavoro quanto un’opera mediocre. Ora però non crediate che voglia togliere ogni merito a Romero per darne solo ad Argento: Romero ha avuto una intuizione degna di un genio nel reinventare la figura del non-morto, rendendola perfetta e versatile metafora di molti brutti aspetti della nostra società e icona persistente del nostro immaginario. Ma i suoi (enormi) meriti si fermano qui, perché il suo talento registico è sempre stato a dir poco mediocre, come i film successivi a Dawn of the Dead dimostrano ampiamente. Argento, al contrario, forse non è mai stato il più lucido dei narratori, ma ha sempre avuto un occhio e un orecchio cinematografi co impareggiabili e capaci di trasformare le sue idee a tratti sgangherate in maestosi affreschi visivi. In quest’ottica, l’European Cut di Zombi è un’opera imprescindibile perché unisce il meglio di entrambi gli artisti: il “cosa” di Romero e il “come” di Argento.
E la nuova uscita in Blu-ray della pellicola aggiunge un’ulteriore eccellenza, ovvero il restauro digitale realizzato da quello che è forse uno dei massimi esteti del cinema attuale: Nicolas Winding Refn. In sostanza, il meglio, del meglio, del meglio. Imperdibile.
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