Fabio Guaglione, il regista del duo Fabio & Fabio che ha realizzato i cortometraggi premiati in tutto il mondo Afterville, Silver Rope ed Eden, da grande appassionato condivide con i lettori di Best Movie un’approfondita analisi sul serial che ha rivoluzionato il genere, Lost.
(segue da) Lost ha cambiato per sempre il linguaggio della narrazione nei serial tv, generando una serie infinita di cloni con più o meno successo. Ha portato un nuovo e più sofisticato modo di scrivere i dialoghi, di strutturare i canonici 40 minuti (tanto è vero che ora i “flashback” sono parte integrante di molti serial, e sui “flashforward” ci hanno addirittura basato un’altra serie), di articolare i twist della trama, di montare le immagini. La narrazione di Lost permette ad ogni scena, ad ogni dialogo, di essere letto in più modi. Ogni immagine rimanda a diversi significati, permettendo un vero e proprio intrattenimento a 360 gradi. In questo senso, ci sono stati (pochi) precedenti, come Twin Peaks, collassato però su sé stesso, non essendo stato capace di mantenere alti i livelli artistici e produttivi, nonché essendo basato su un’idea a breve termine, che hanno tentato, in questo caso davvero, di allungare. Lost è riuscito a portare in televisione la nobiltà narrativa e visiva del cinema. Dopo Lost, i serial sono diventati quasi più importanti del cinema, tanto è vero che ora molti attori famosi diventano protagonisti di tv shows, e i budget allocati per i serial sono cresciuti a dismisura. Lost è stato definito da alcuni un “film lungo 6 anni”. Forse lo è, forse è meglio di un film, è stato una cosa nuova e unica. A differenza di prodotti come Twin Peaks o la trilogia di Matrix, Lost ha portato a termine un progetto narrativo e concettuale in cui, volenti o nolenti, è rintracciabile una coerenza di base (a differenza forse di uno sbilanciamento e una disomogeneità narrativa nell’arco delle sei serie, ma su questo si può discutere), in cui gli autori hanno saputo fondere pop e sofisticatezza, creando di fatto un nuovo linguaggio in grado di penetrare nelle menti e nei cuori di milioni di spettatori di età e cultura completamente diverse. In un’era in cui siamo sempre di più sommersi da costosi e insultanti blockbusters senz’anima né cervello, Lost è solamente da ammirare nella sua costante fusione tra emotività e complessità narrativa. Prendete la telefonata tra Desmond e Penny nella quarta serie. Un vera e propria pietra miliare della tv (come tutto l’episodio “The constant”, da molti riconosciuto come il migliore di Lost in assoluto). Due persone che si ritrovano, anche solo per un istante, grazie al loro reciproco amore eterno, all’interno di un articolato viaggio temporale della coscienza di un personaggio attraverso il suo stesso corpo. Assistere a una scena di questo tipo è un semplice privilegio. (continua)
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