Il trend del remake/spinoff/sequel/prequel ha varie declinazioni, ma l’idea di ispirarsi a personaggi e storie non originali ha, ovviamente, origini antiche. Ogni mito pone le sue fondamenta in leggende anteriori, ogni personaggio letterario divenuto iconografico vanta un antenato, e la prassi di riesumare Dracula, Frankenstein, Jekyll, Dorian Grey e le figure letterarie, prevalentemente horror, più amate (sono ben tre – includiamo quella di Ian McKellen che vedremo l’anno prossimo – le versioni di Sherlock Holmes spuntate nell’ultimo decennio) è sempre in voga. Penny Dreadful probabilmente farà scuotere la testa a tutti gli autori che hanno reso protagonisti delle proprie storie i mostri dei romanzi inglesi – Alan Moore compreso – che la troveranno, all’inizio, dozzinale e quasi risibile. Tuttavia, verso la fine si trasfigura in uno show da brivido, una discesa all’inferno terrificante dove la medium Vanessa – interpretata da Eva Green, unica attrice contemporanea dallo sguardo genuinamente spaventoso – cade vittima di una possessione demoniaca che vanta una rappresentazione così agghiacciante da non essersi mai vista in tv. Giorni di possessione condensati in un episodio di un’ora – apparentemente infinita – senza tregua, tutta fondata sul talento inquietante della Green, estenuante, deformante e tanto terrorizzante da far invidia a William Friedkin.
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