Ci siamo! Il toto Oscar è cominciato e, dunque, anche le speculazioni sui possibili vincitori. Come ogni anno le scommesse sono aperte e c’è chi si ingegna con teorie probabilistiche di ogni sorta.
Ce n’è una, chiamata “la teoria del Continuum Pitt-Hanks” secondo cui il vincitore del premio come miglior attore protagonista sarà Eddie Redmayne. La spiega su Vanity Fair il giornalista James Murphy.
Ecco di cosa si tratta: agli estremi del discorso ci sarebbero da una parte il modello Brad Pitt, epitome del “cool guy”, dall’altra il modello Tom Hanks, un modello di attore che empatizza con il pubblico e che si sforza di condividere la sua visione del mondo attraverso questo coinvolgimento attivo. Il modello Hanks è quello solitamente premiato dall’Academy.
Andando dunque ai nominati di quest’anno e posizionandoli lungo il Continuum, ecco come, per gradi, si arriverebbe a Redmayne.
Premettendo che questo strumento è più indicativo nell’eliminare concorrenti che non nel saper prevedere il vincitore, la qualità della performance è un elemento da non sottovalutare. Questa variabile lascia fuori dal confronto David Oyelowo che, proprio per la sua interpretazione assolutamente empatica e convincente, quasi carismatica di Martin Luther King, non verrebbe scelto dall’Academy. L’attore, infatti, è, nella rosa dei candidati, il “modello Hanks” più prevedibile, e dunque troppo scontato.
All’opposto, Steve Carrell per Foxcatcher e Bradley Cooper per American Sniper rappresentano l’estremo “Pitt”: anche se questi attori sono solitamente assimilabili, per ruoli e carattere al polo “Hanks”, i loro personaggi, per i film in questione, così chiusi nel loro mondo e incapaci di comunicare, li collocano in una posizione lontana dalla vittoria.
Benedict Cumberbatch rappresenta un caso a parte: i personaggi da lui interpretati sono spesso alienati e fragili, o hanno una psicologia molto complessa. Se è facile collocare l’attore lungo il continuum, non si può dire lo stesso per i suoi ruoli. Sia per Sherlock, sia per Alan Turing -fascino della recitazione a parte – non si è creata quella forza di immedesimazione nel pubblico che rende plausibile la vittoria dell’Oscar. In parole povere: sebbene Cumberbatch sia sul polo “Hanks” i suoi personaggi piacciono al pubblico, ma nessuno vorrebbe essere come loro.
Rimangono in gioco Keaton e Redmayne: il Golden Globe dava per certo il trionfo dell’attore di Birdman, con il 70% di opinioni a lui favorevoli. Poi, dopo i SAG Awards, vinti dall’interprete de La teoria del tutto, le carte in tavola sono cambiate.
Eddie Redmayne, con il suo Stephen Hawkins, ha estasiato il pubblico. La performance è spettacolare: un Forrest Gump del 2015 (non a caso emblematicamente recitato da Tom Hanks), che sa commuovere. Redmayne ha riprodotto alla perfezione la psicologica del personaggio, in modo così intenso da vincere qualsiasi resistenza nello spettatore. La sintonia narrazione-pubblico è totale nel film, diventa immaginifica, un flusso diretto tra attore-personaggio-audience.
Ed è questa adesione perfetta tra Redmayne e il modello Hanks, secondo l’autore, a decretare la vittoria dell’attore inglese sui colleghi.
Fonte: Vanity Fair
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