Prima di Dottor House, una decina di anni fa, gli antieroi asociali e sgradevoli erano considerati dai network materiale per personaggi di supporto, spalle, foil o villain. Oggi, ammantare di un fascino un po’ perverso ma accattivante protagonisti aspri e difficili non è più necessario: personaggi intrinsecamente negativi sono liberi di aggirarsi sul piccolo schermo – non più macchiette o figure di contorno ma protagonisti -, a dimostrare che il pubblico è finalmente pronto ad accettare la serialità come finestra sulla natura umana. Ne sono esempi l’agente della Cia bipolare, bugiarda e manipolatrice Carrie Mathison di Homeland, la fredda e anafettiva detective Stella Gibson di The Fall, il serial killer cannibale di corpi e menti Hannibal della serie eponima e il razzista, egomaniaco e prepotente John Thackery, luminare della chirurgia del Knickerbocker Hospital di New York in The Knick. La serie è ambientata agli inizi del XX secolo e Steven Soderbergh ostenta in ogni inquadratura il suo intento di mostrare gli orrori di un passato mai incantevole o poetico. La musica stona con l’immagine, l’immagine stride con la tolleranza dello spettatore, costretto a lasciar indugiare lo sguardo su tableau vivant rappresentanti gli scempi della medicina, gli abusi del sesso e della droga e le prevaricazioni sociali. Vi gigioneggia un Thackery insopportabile, meschino e accecato dal proprio riflesso i cui principi morali sono dettati dall’ego più che dalla coscienza. Impietoso e senza filtri, The Knick è un medical cruento e mai visto prima.
