BBC e StarZ tornano a dividersi una serie thriller, trasmettendola in contemporanea sui rispettivi territori (una in UK, l’altra in USA). The Missing è un’antologia (come True Detective, anche questa serie propone un caso diverso al centro di ciascuna stagione) che divide il tempo filmico tra indagini – in questo caso quelle che seguono il rapimento di un bimbo irlandese scomparso nel 2006 in Francia – e disamina della psicologia dei sopravvissuti. Uno strepitoso James Nesbitt è il genitore che si è distratto perdendo di vista il figlio quel tanto sufficiente a voltarsi e non trovarlo più; Frances O’Connor è la madre che intimamente imputa la colpa della scomparsa al marito distratto, Tchéky Karyo il detective francese che rimane coinvolto nel caso tanto da farne una questione personale. Intorno a loro una manciata di individui che sanno e non dicono, le cui parole e silenzi generano un vortice di menzogna e omertà che intrappola le vittime – e gli spettatori – in uno stato di oppressione soffocante. In The Missing è sempre Tony Hughes, il padre, il motore dell’azione: mentre la moglie si arrende e cerca di rifarsi una vita, lui decide di fossilizzarsi nel tempo e nel luogo del crimine. Scegliere di languire e macerare nel dolore senza mai concedersi una tregua è l’atteggiamento che trasforma quest’uomo, avvinghiato alla disperazione e alla speranza, nella personificazione dell’odio e dell’ira, condensati in un’espressione raggelante che in pochi attori, oltre a Nesbitt, sanno produrre davanti alla telecamera. Come Les Revenants (di certo non come l’inqualificabile The Leftovers) The Missing riesce a rappresentare efficacemente la dimensione del lutto e della perdita.
