Vampiri scintillanti e depressi come in Twilight, supersexy e assatanati come in True Blood, inconsapevoli e gotici come in Hemlock Grove: tutti, inequivocabilmente, accomunati da un’esagerata avvenenza. Niente a che fare con i putridi bevitori di sangue zombie di The Strain. Dell’orrido eppure magnetico Dracula letterario, il vampiro bestiale con gli occhi rossi e i dorsi delle mani pelose, il cinema e la tv contemporanei se ne fanno ben poco, mentre la tipica creatura della notte tormentata e bellissima che ispira sensualità e languida seduzione del Male ha saturato i media appiattendo il genere fino alla tragica declinazione mormonica di Twilight. Per fortuna, ci ha pensato Guillermo del Toro con The Strain e i suoi orridi e mostruosi succhiasangue ad asfaltare l’ignominiosa strumentalizzazione del mito del vampiro asservito al malcelato proselitismo della Meyer. In realtà il regista di Hellboy, probabilmente, l’autrice della saga twilightiana non l’ha proprio calcolata, ma si è limitato a ignorare la deriva edulcorante del genere tenendo a mente esempi più edificanti – e raccapriccianti – del genere (più finale di Space Vampires che inizio, più Le notti di Salem che]Dracula di Bram Stoker o Intervista col vampiro. Un Corey Stoll capellone, redivivo dopo l’infame dipartita in House of Cards, torna nei panni dell’epidemiologo Eph Goodweather, il quale scopre grazie all’incontro con l’anziano cacciatore di demoni Setrakian (David Bradley, splendido interprete di Willian Hartnell in An Adventure in Space and Time) che il virus in grado di trasformare gli uomini in esseri disgustosi è diffuso da… vampiri nazisti! Un tripudio di gore e splatter innaffia la guerriglia urbana tra accoliti dell’orrendo e mefistofelico Maestro e i membri del gruppetto ribelle comandato da Eph, salvando il genere da un avvilente annacquamento.
© RIPRODUZIONE RISERVATA