Cristiano Bortone ci ha visto giusto. Solo Guglielmo Scilla avrebbe potuto interpretare in maniera così spontanea ed efficace il protagonista del suo film, Marco. Perché le caratteristiche su cui Willwoosh (questo il nome d’arte che l’ha reso celebre su YouTube) ha lavorato per costruire il suo personaggio lo fanno assomigliare naturalmente a Marco: ingenuo, timido, insicuro, ma con tutte le carte in regola per piacere. Nella pellicola ha bisogno di suo padre Renato – un Vincenzo Salemme che regala anche qualche sfumatura drammatica oltre alla nota vis comica, qui non particolarmente incisiva, a dire il vero – per ritrovare fiducia in se stesso e conquistare l’irraggiungibile Stefania. Sostenuto da tre bizzarri coinquilini e un decalogo amoroso la cui efficacia dovrebbe essere certa.
L’uso del condizionale non è casuale. Perché 10 regole per fare innamorare è la classica commedia degli equivoci, che reitera in maniera sistematica lo stesso meccanismo: ovvero l’applicazione sbagliata di un modello di comportamento (in questo caso le dieci regole di seduzione) con gli inevitabili esiti disastrosi del caso e l’allievo che finisce per impartire la lezione al maestro.
All’interno di questo panorama non aggiunge niente di innovativo. Però, nel complesso, è una favoletta che funziona e che, grazie al suo tono leggero e brioso, farà breccia nel cuore degli adolescenti a cui si rivolge.
Probabilmente i siparietti garbati e ingenui di Scilla riusciranno anche a mettere in ombra gli evidenti difetti del film, a partire dalla prevedibilità della trama. Al cinema tutto è già visto – potrebbe obiettare qualcuno – ma se si decide di giocare con certi clichè consolidati bisogna trovare anche l’originalità e la chiave giusta per poterlo fare in modo convincente. Caratterizzando meglio i personaggi secondari, inserendo qualche scena politically uncorrect o cercando di costruire situazioni imprevedibili ma non surreali. Il film di Bortone non segue nessuna di queste strade e punta dritto sulla sua scontata conclusione, dimenticando di sviluppare personaggi – le psicologie dei tre coinquilini sono appena abbozzate – e sottotrame – il rapporto padre-figlio, l’assunto per cui l’amore sarebbe una scienza esatta – potenzialmente vincenti.
Qualcuno ha intravisto in 10 regole per fare innamorare un tentativo di descrivere una generazione e quella terra di mezzo della post adolescenza, dove l’ambizione dei genitori non incontra la passione dei figli, e gli interessi di questi ultimi sono essenzialmente due: le belle ragazze e la marijuana.
Noi siamo convinti che l’unica “pretesa” del film sia quella di raccontare una storia fresca, giovane e colorata. Se la si guarda da questa prospettiva, la prova raggiunge la sufficienza.
Leggi la trama e guarda il trailer del film
Mi piace
Guglielmo Scilla è perfetto e convincente nei panni di Marco
Non mi piace
La prevedibilità della trama e la debole caratterizzazione dei comprimari e delle sottotrame
Consigliato a chi
Agli adolescenti che sono in cerca del primo amore e che facilmente si ritroveranno in Marco, nella sua timidezza e inesperienza
Voto
3/5