12 anni schiavo: la recensione di Tim_DarkShadows
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12 anni schiavo: la recensione di Tim_DarkShadows

12 anni schiavo: la recensione di Tim_DarkShadows

Un regista che ha sorpreso e accordato pubblico e critica con le sue pellicole è Steve McQueen, e dopo i trionfi di “Hunger” e “Shame” ecco qui la sua nuova opera in odore di Oscar: “12 anni schiavo”. Di film sulla schiavitù ne sono stati fatti tanti, ma McQueen decide di dare un taglio diverso e non di raccontare la classica storia di uno schiavo, ma la sua condizione nei campi di lavoro, fisica e psicologica, ottenendo un ottimo e sorprendente risultato finale. Al film di McQueen non manca nulla, una sceneggiatura profonda, interpretazioni meravigliose, una regia accurata, una bellissima colonna sonora, un montaggio che offre alla pellicola un ritmo incalzante e una splendida fotografia, tutti elementi che fanno di “12 anni schiavo” una pellicola molto interessante che è già entrata nella storia del cinema.

Solomon Northup (Chiwetel Ejiofor) è un abile violoncellista, con una moglie e due figli, il quale viene ingannato, rapito e venduto come schiavo all’insaputa della sua famiglia ad una piantagione del Sud America. Trascorrerà 12 anni in quella piantagione vedendo passare sotto i suoi occhi sofferenze, morti, perdite, di molti schiavi e lotterà per la sua sopravvivenza.

“12 anni schiavo” è tratto da un vero romanzo autobiografico il che da una autenticità maggiore al racconto, e forse è proprio questo uno dei punti forti del film, la messa in scena è molto realistica e coinvolgente, grazie alle sbalorditive performance attoriali che con primi piani, silenzi, sguardi, riescono a rendere veritiero ciò che accade sullo schermo, a cominciare dal protagonista il bravissimo Chiwetel Ejiofor, ottimamente supportato dal sadico e crudele Michael Fassbender, la cui bravura può essere solo ricompensata con l’Oscar, entrambi ottimamente sostenuti da una straziante Lupita Nyong’o e una magistrale Sarah Paulson, buono anche il contributo di Brad Pitt (qui in veste anche di produttore), ma il film oltre ad avvalersi di un valido e credibile cast merita soprattutto per la sceneggiatura che oltre ad essere coinvolgente offre una visuale e un taglio diverso ed inedito, offrendo alcune sequenze memorabili e completamente inesplorate dal cinema fino ad ora, offrendo una affresco completo della schiavitù, non dilungandosi mai troppo riuscendo ad avere un buon ritmo e un apparato tecnico molto ben curato. Un lavoro del genere andrebbe sicuramente ricompensato sicuramente con qualche Oscar, specialmente al montaggio e al grande Michael Fassbender e le 9 nomination all’Oscar non sono affatto esagerate, anzi qualcuna mancava.

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