Teenager disadattate che sembrano proprio incapaci di andare col flusso della vita, rimanendo perennemente indietro rispetto tutto e tutti. Lei è Nadine: si trova male a scuola, litiga spesso con sua madre, invidia il fratello figo più grande, non riesce a socializzare con gli altri, e l’unica cosa che vorrebbe fare, quasi sempre, è sparire dal mondo.
L’esordiente Kelly Fremon Craig parte dai coming of age di John Hughes adattandoli ai battiti odierni, quelli dei nevrotici e semi-depressi adolescenti degli anni zero: la premessa è banale e gli intrecci abbastanza prevedibili, eppure sono i tempi perfettamente dosati del racconto a rendere 17 anni (e come uscirne vivi) una commedia densa di vitalità e freschezza, contagiosa come una canzone pop che ti entra dentro al primo ritornello, diventando un tormentone istantaneo. La Craig s’impegna, ma il suo talento sta nel non darlo a vedere, mettendo in scena un film distrattamente cool, avvolto di un’immediata e istintiva naturalezza che non appare mai costruita. Nadine, insomma, non è la Juno di Ellen Page, non è la teen problematica che però ha sempre la battuta pronta e ascolta musica hip come i Moldy Peaches; Nadine è proprio una loser a tutti gli effetti, una perdente tanto tenera quanto insopportabile. Insomma, una di noi.
A interpretarla è Hailee Steinfeld, che ci regala una delle performance più belle e sottovalutate della stagione. Che fosse brava l’avevamo già capito anni fa grazie a Il Grinta dei Coen (con cui fu nominata all’Oscar), ma qui riesce veramente a dare al suo character – così tipico e stereotipato – un dinamismo che ne arricchisce costantemente le sfumature emotive e l’empatia col pubblico. È lei la forza trainante dell’operazione, la punta di diamante che catalizza questa giostra nei turbamenti esistenziali della giovinezza.
17 anni (e come uscirne vivi) non vuole presentare qualcosa di nuovo, ma il risaputo che mostra è così carico di sentita autenticità e passione da tradursi sullo schermo in un piccolo instant cult capace di trascinare l’audience dalle sghignazzate alla malinconia in uno schiocco di dita, come se fossimo tutti borderline, confusi, così meravigliosamente immaturi.
Mi piace: La contagiosa vitalità dell’operazione. La forza trainante di Hailee Steinfeld
Non mi piace: La prevedibilità della storia (ma in verità, poco conta)
Consigliato a: I teenager che vedranno in Nadine una nuova icona in cui riconoscersi. E chiunque voglia semplicemente godersi una bella commedia adolescenziale
Voto: 3/5
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