1981: Un'indagine a New York: la recensione di Leonardo23
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1981: Un’indagine a New York: la recensione di Leonardo23

1981: Un’indagine a New York: la recensione di Leonardo23

Pare proprio d’altro ritmo questo J.C. Chandor, si veda voce “virtuoso assente (se l’apparenza non inganna) al gustoso appeal economico dell’intrattenimento inquadrato”, d’altro ritmo si, verso, vezzo, non poco sopraffino era stato il suo esordio sull’incrinatura del dialogo adulto con Margin Call, ma non solo, anche d’altro tempo, d’altro spazio, propriamente d’altro lato, quello della piega critica in cui s’aggroviglia il singolo, profilo che è potere, volere o dovere rispetto alla soluzione di un problema solido e morale, più il secondo che il primo in vero, o in altri casi, quest’ultimo, liquefatto e quindi moralmente melmoso, maleodorante, in fine criminale. Infatti 1981: Indagine a New York, a chiuder questo suo primo terzetto, è storia di gasolio e contratti, storia, lo annuncia una radio, di un anno particolare per costruir imperi in riva al fiume, al cospetto di quella che è una grandiosamente cattiva New York, sporca e piastrellata di malavita più che dei canonici luccichii che ne fanno accattivante “Grande Mela”. E infatti Chandor la atterra coi cavi della cautela, e coi morsetti della tensione ne fa capitale d’omertà, quasi museo di topoi del gangsta, velate minacce dal barbiere e tavole rotonde dove scorre un po’di alcol, ma anche indipendente tessuto stradale su cui svetta un bellissimo cappotto ocra, con dentro tale Abel Morales, è lui contro tutti, forse disposto all’onestà, forse no. La prima parte è modesta, blanda, poi uno squisito inseguimento e la seconda, vero e proprio gancio distinto, si fa attendere, scompatta il sogno dell’imprenditoria all’americana e confeziona uno scomparto di storia, di verso, di lato che si, proprio era stato uno dei più violenti.

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