Gli anni Ottanta sono tornati. Non l’abbiamo sentito un po’ troppe volte, questo concetto? Solo nell’ultimo mese abbiamo Tom Cruise che canta Bon Jovi, il remake di La Cosa di Carpenter e persino il riciclo di una vecchia serie tv, I quattro della scuola di polizia, che a oggi viene ricordata più per aver lanciato Johnny Depp che per effettivi meriti artistici. Riciclo, qui sta il particolare bizzarro, a opera di un attore come Jonah Hill, epitome della comicità del XXI secolo. Perché allora questa operazione nostalgia, in fondo fine a se stessa? Per il più nobile dei motivi: il fu ragazzone sovrappeso di Suxbad sentiva di avere per le mani uno script esplosivo.
Ed esplosivo 21 Jump Street lo è: se la storia ricalca pari pari quella di un qualsiasi episodio della serie tv (due poliziotti infiltrati sotto copertura in un liceo per svelare un traffico di droga), se la formula è quella del buddy cop movie (o della bromance, se preferite un neologismo di questi anni), gag, dialoghi e situazioni funzionano come un meccanismo a orologeria. Nella sua linearità, 21 Jump Street è un esempio da manuale di ottima scrittura: si ride spesso, si ride forte, si ride come si rideva trent’anni fa, tra momenti slapstick, equivoci, battute brillanti. Le macchiette sono tutte al posto giusto: Hill e il compare Channing Tatum hanno uno straordinario talento comico – e viene il sospetto che il secondo sia davvero sprecato nel ruolo di “manzo action” che Hollywood sembra avergli cucito addosso –, le spalle David Franco e Brie Larson (lo spacciatore e la bella della scuola, di cui Hill diventa rispettivamente amico e spasimante) sono adeguati senza diventare invadenti, il tenente di polizia interpretato da Ice Cube regala i momenti di maggiore ilarità. Non serve neanche raccontare come la storia si sviluppi, un po’ perché prevedibile come l’alba e il tramonto, un po’ perché l’operazione sotto copertura è poco più che un pretesto per far sfogare la guasconeria di Tatum e Hill.
Resta solo il dubbio di trovarsi di fronte a un prodotto talmente poco figlio dei suoi tempi da poter risultare indigesto: negli anni delle Notti da leoni e dei Project X fa specie trovarsi a ridere per un inseguimento in autostrada in cui esplode un camion di polli, come fossimo tornati ai tempi di Una pallottola spuntata. E quando lo script tenta incursioni in ambito più moderno si finisce per assistere a una rivisitazione delle scene salienti di Suxbad – e si fa strada lo strisciante sospetto che la vis di Hill abbia esaurito la sua carica rivoluzionaria e proprio per questo l’attore abbia deciso di rifugiarsi nella nostalgia. Ma sono valutazioni che trascendono il valore del film e sfociano nell’esegesi dell’autore: non ne vale la pena, non di fronte a un prodotto così spensierato e privo di pretese. Ce ne dimenticheremo tra pochi mesi, ma per adesso va bene così.
Nota a margine: per dovere di cronaca bisogna segnalare che, tra una risata e l’altra, 21 Jump Street prova a inserire riflessioni sul valore dell’amicizia e sulla volatilità di concetti come “essere figo a scuola”. Inutile dire che ce le si dimentica alla prima sparatoria/festa matta/scena in cui Channing Tatum prende della droga e sballa.
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Mi piace
I due attori protagonisti, la loro alchimia, le loro battute.
Non mi piace
Il film vive in una sorta di bolla temporale ferma a trent’anni fa.
Consigliato a chi
Ama la comicità degli anni Ottanta, o più in generale ama ridere senza farsi troppe domande.
Voto: 3/5
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