40 Carati: la recensione di Frenck Coppola
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40 Carati: la recensione di Frenck Coppola

40 Carati: la recensione di Frenck Coppola

Dopo una settimana di pausa dalle sale cinematografiche si torna con la classica recensione del film del weekend scelto per voi, con Millennium e Hugo Cabret come scelta scontata, ho optato per 40 Carati (Man on a Ledge) del regista esordiente Asger Leth e con il protagonista interpretato da mister Avatar, Sam Worthington.
La trama di 40 Carati va ricercata nel titolo stesso, tutto ruota intorno ad un diamante da 40 carati, un ex poliziotto sconta in carcere una pena per il furto di questo raro gioiello, credendosi innocente escogita un piano per fuggire dal carcere e dimostrare a tutti la sua non colpevolezza.
Alla regia come detto c’è un completo esordiente, Asger Leth, di lui pochissime informazioni e per questo una vera e propria scommessa per la Summit Entertainment, la sua regia risulta molto avvolgente, sin dalle prime scene si può saggiare un velo di tensione che regala allo spettatore la voglia di appassionarsi ancor di più alla sorte del protagonista.
Il problema della sceneggiatura diretta da Asger sta nel fatto che spesso il filo narrativo sembra sfuggirgli dalle mani finendo per creare confusione con i tantissimi personaggi presenti nella storia, nonostante la trama sembra scorrere tranquillamente in molte situazione sembra di assistere ad un clone di Mission Impossible, il problema é che Jamie Bell nn é Tom Cruise e Asger non é nessuno dei registi della saga Mission Impossible.
Il cast di 40 Carati va diviso tra chi merita gli onori della cronaca e chi invece finisce per rovinare il lavoro degli altri, ma andiamo con ordine a descrivere pregi e difetti del cast.

Sam Worthington ha il duro peso del protagonista, ruolo che dopo il grande periodo d’oro con titoli come Avatar, Scontro tra Titani e Terminator Salvation sembra essere diventato nel tempo una chimera per lui, recitare in un dramma come Il Debito peró sembra avergli dato quel valore che aveva perso dopo il flop dell’ultimo capitolo di Terminator.
La sua recitazione ha ogni forma professionale possibile, passa infatti dall’azione pura all’intrattenimento oratorio senza nessun problema, resta ancora difficile capire a fondo il suo stile, ma di sicuro si può accertare che con 40 Carati ha zittito un po’ tutte quelle malelingue che lo descrivevano come un nuovo bamboccio di Hollywood.
La coppia di ladri improvvisati nel film formata da Jamie Bell e la quasi esordiente Genesis Rodriguez di sicuro sembra essere l’anello debole di un buon cast, ha un ruolo centralissimo nella trama, ma toppa di poca personalità, facile intuire che oltre a non essere pronti per grandi ruoli i due siano stati limitati anche dalla scelta del regista di trasformarli come il momento comico del film.
Su Elizabeth Banks ci sarebbe da dire tantissimo, in questi giorni dopo la visione di The Next Three Days dove era protagonista con un ottimo Russell Crowe, l’ho rivalutata tantissimo, ho visto in lei una bravissima spalla recitativa anche in 40 Carati, il suo ruolo risulta essere centralissimo e lei ripaga alla grande la fiducia dei produttori.
Il villain di turno é interpretato da uno straordinario Ed Harris che come al solito regala una recitazione al di là delle previsioni, in 40 Carati non deve spaziare nel drammatico come per esempio successo in History of Violence, ma risulta comunque un uomo potente e pieno di se mettendo a dura prova il gruppetto dei presunti buoni.
40 Carati non disdegna certo di scene ad alto tasso visivo, la maggior parte del tempo infatti la si passa si di un grattacielo sospesi quasi nel vuoto e mai si nota che si tratti di finzione, manca quasi completamente una colonna sonora che possa rendere alcune scene memorabili e sappiamo benissimo quanto contino in un film.
In conclusione si può dire che la scommessa della Summit con l’esordiente Asger sia stata vinta, ma non senza intoppi, le potenzialità del regista ci sono tutte, ma il cast sembra aver nascosto perbene i difetti enormi del titolo.
40 Carati resta un buon titolo con una dose di buona tensione, ma che finisce per diventare troppo surreale in più di una scena risultando per finire nel calderone dei film che non saranno ricordati negli annali del cinema.
Il mio consiglio resta comunque quello di vederlo, il cast merita e la storia c’è, non attaccatevi troppo alla realisticità perché potreste rimanere alla fine delusi.

Frenck Coppola

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