47 Ronin: la recensione di Stefano94
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47 Ronin: la recensione di Stefano94

47 Ronin: la recensione di Stefano94

VOTO: 6,2/10

Nell’antico Giappone feudale Asano, signore della provincia di Ako, trova una mattina nel bosco un ragazzo privo di coscienza. Decide di portare quel ragazzo con sé a palazzo e di renderlo un samurai. Il ragazzo si chiama Kai, e date le sue origini misteriose viene sempre guardato con diffidenza dai suoi compagni d’armi. Un giorno Asano viene condannato al sacrificio rituale per aver mancato di rispetto nei confronti dello shogun. Perdendo il loro signore, i samurai di Asano diventano così ronin, ossia guerrieri orfani di padrone. Dopo due anni di esilio i ronin si riuniscono per cercare vendetta nei confronti dello shogun. Per ottenere ciò che vogliono dovranno affrontare numerose prove che metteranno a dura prova la loro indomita anima di guerrieri.

Opera prima di Carl Rinsch, 47 Ronin è un buon film che però non manca di alcuni errori che ne minano la qualità finale.

Nei panni del protagonista Kai c’è Keanu Reeves, attore dalle altalenanti performance che qui diciamo è riuscito a non essere un salame per tutto il film.

La trama del film è tratta dalla vera storia dei 47 ronin, il tutto condito da mostri e creature della cultura orientale.

Da elencare come errori vi è una scelta prevalentemente hollywoodiana della storyline ed effetti speciali non proprio da oscar. La trama infatti, malgrado segua uno standard abbastanza lineare, come un protagonista dal passato misterioso, una bella principessa da salvare e un onore da riconquistare, non perde occasione per rendere il tutto un epico scontro con mostri devastanti. Gli effetti speciali poi lasciano proprio a desiderare, e rendono i mostri quasi i personaggi di un videogioco brutto per psone.

Malgrado questo però è un film in cui ho scorto piccole qualità. Per esempio la presenza della cultura orientale è forte. Tutto il film ruota attorno all’onore e ciò che si è disposti a fare per difenderlo. Massima espressione ne è il seppuku, ossia l’usanza giapponese di togliersi la vita per rimediare al disonore. In fondo, malgrado sia un prodotto per lo più commerciale, non manca di alcune note di merito, come per esempio il direttore della fotografia. Malgrado fosse un’opera prima, Rinsch ha scelto un ottimo aiutante: John Mathieson, direttore della fotografia di alcuni dei più importanti film degli ultimi anni: Robin Hood, Le Crociate, Hannibal e Il Gladiatore.

Tra l’altro i costumi sono stati fatti da nientepopodimeno che Penny Rose, la fantastica costumista di fantastiche saghe come Le Cronache di Narnia, Pirati dei Caraibi e Il Signore degli Anelli.

Alla fine di quest’analisi mi sento di essere buono con questo film, perché malgrado incarni in sé molte delle cose che odio del cinema mondiale, riesce comunque ad offrire un film che non annoi e che faccia vivere per due ore una leggenda orientale.

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