Con Cronenberg non ci sia annoia mai, neanche quando l’argomento è così particolarmente intricato come la psicoanalisi e i suoi inizi. Nei suoi films le persone mutano,cambiano radicalmente, si stravolgono perfino, e anche questo caso non è da meno. Lo ‘scontro’ ideologico fra il maestro, Sigmund Freud (interpretato da un ottimo Mortensen) e il suo allievo migliore, forse addirittura il suo possibile successore, Carl Gustav Jung (interpretato anche qui da un bravissimo Fassbender)sui metodi di ricerca, e di guarigione, delle malattie (chiamiamole così) della pische umana. Così complessa, così varia e intricata. In mezzo a loro ci sta lei, così fragile ma anche così interessante da studiare, da capire e con la quale lasciarsi andare in un gioco pericoloso ma anche intrigante per capire non solo cosa possa averla ridotta così (capirne la malattia, come sostiene il maestro Freud) ma anche in che modo possa cambiare,favorendo le sue ambizioni, di diventare una brava psichiatra,i suoi sogni, le sue speranze (capirne la malattia ma aiutarla ad avere una nuova vita, quella che dentro di sè vorrebbe che fosse, come invece sostiene il discepolo Jung).Lo scambio di lettere, preludio ad una rottura netta fra il dio della psicoanalisi e il suo discepolo più bravo,è serrato.Malgrado le teorie del discepolo abbiano trasformato la sua giovane paziente, e amante, malata non solo in un promettente medico psichiatra ma anche in una mamma, lo hanno traformato, appunto, facendolo ammalare di nervi.Mentre piano piano si avvicinano i tristi e terribili accadimenti della Prima Guerra Mondiale che contribuiranno a stravolgere ulteriormente le vite di tutti e tre i protagonisti.
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