Al termine di un concerto, la star del country/rock Jackson Maine entra nel primo bar che trova con l’intento di ubriacarsi ma si imbatte nel talento di Ally, un’aspirante cantante finita a fare la cameriera.
Tra i due scatta il classico colpo di fulmine e non riescono più a stare l’uno senza l’altra; mentre la carriera di lui è in declino per i troppi eccessi che ne hanno minato la salute, lei trova il coraggio di spiccare il volo e di diventare una stella.
A Star is Born è il film con Lady Gaga e Bradley Cooper che, belli e bravissimi, hanno incantato pubblico e critica fin da prima dell’uscita al cinema, con una perfetta presentazione al Festival del Cinema di Venezia che ha ravvivato la loro immagine di divi.
Ma è questo film l’occasione stessa di rilancio per i due professionisti di campi diversi, musica e cinema, il cui incontro genera scintille: Cooper è un attore magnifico, ne ne ha fatta di strada da quando era conosciuto solo per la commedia Una Notte da Leoni, basterebbe solo ricordare la sua bravura ne Il Lato Positivo, e qui è al suo debutto anche come regista, impeccabile ed essenziale soprattutto come direttore di personaggi e creatore di dialoghi.
Lady Gaga, al secolo Stefani Joanne Germanotta, non ha bisogno di presentazioni perché è una delle cantanti più famose ed eccentriche del mondo, in un paio di occasioni ha già recitato sul grande schermo ed ha anche avuto una parte importante nella serie American Horror Story: Hotel ma in A Star Is Born il ruolo è cucito addosso alla sua persona, prende spunto e dialoga con la donna e l’artista reali.
E al di là dei numeri musicali, in cui la sua voce è una garanzia di potenza, la sua performance recitativa è semplicemente incredibile: il personaggio di Ally è vulnerabile ma per niente ingenuo, è una ragazza forte, moderna e decisa, che si innamora del suo pigmalione ma sa vedere e afferrare la giusta occasione, quella che passa una volta sola nella vita.
La figura della cameriera dal viso imperfetto, che ha fatto la gavetta ma non è riuscita a sfondare fino all’età adulta, ha diversi richiami e qualche strizzata d’occhio alla carriera reale di Gaga, come le canzonette pop dal successo facile ed il compromesso di tingersi i capelli e ballare le coreografie.
Personaggio e artista si sovrappongono e un po’ giocano a farlo sullo schermo, ma Ally trasmette forza e fa vibrare la sala fin dalla prima volta che apre la bocca per cantare, sul palchetto di un bar per drag queen e Gaga è così brava a recitare che ci convince, ricreando sul suo volto l’emozione di esibirsi per la prima volta per un grande pubblico, e ci dimentichiamo di aver davanti agli occhi una donna con una carriera già decennale ai vertici delle classifiche!
Struccata e spogliata delle paillettes e delle provocazioni a cui ci ha abituato negli anni , è come se rinascesse una stella, la sua.
La musica è la terza protagonista di A Star is Born, perché le voci fantastiche di Gaga e Cooper riescono a trasportare il pubblico altrove: la chimica tra i due protagonisti è perfetta, non sembra stiano recitando, il modo in cui si guardano ed interagiscono è quello di due innamorati pazzi.
Quando lei nelle interviste dichiara che che l’incontro con Bradley Cooper le ha toccato l’anima e la sua guida nella veste di regista è stata un’ispirazione costante c’è da crederle, perché i due insieme sono in stato di grazia.
Nel rapporto tra Jack e Ally tutto suona genuino, mai artefatto, eppure i clichés e le tematiche trite in cui avrebbero potuto imbattersi erano davvero tante, perché si tratta pur sempre della quarta versione di E’ Nata Una Stella dopo quelle del 1937 con Janet Gaynor, del 1954 di George Cukor con Judy Garland ed infine quella del 1976 con Barbra Streisand e Kris Kristofferson, a cui la versione 2018 ha più di un rimando; eppure Cooper e Gaga evitano abilmente tutte le trappole e puntano al cuore degli spettatori con canzoni travolgenti.
Lungi dall’essere originale, perché la struttura della trama è la stessa degli adattamenti precedenti, questo remake evita di cadere nel melodramma forzato, nonostante tutti ricordiamo che ci sarà spazio per le lacrime, e riesce a mostrare uno spaccato credibile di come la fama possa essere effimera e spersonalizzante anche nello show business di oggi, tra visualizzazioni su You Tube e apparizioni al Saturday Night Live.
Jackson si innamora della ragazza ma anche e subito del suo talento, che riconosce e vorrebbe saper nutrire e guidare; soffre fino a diventare meschino quando gli sembra che lei lo stia svendendo per ottenere velocemente la fama sotto la guida di un altro uomo, il suo manager.
Ally rigenera l’artista sul viale del tramonto, ridandogli l’entusiasmo di scrivere ed esibirsi insieme,
anche se non riesce a placare i suoi stravizi e l’irrequietezza che si porta dentro.
Il film riesce a comunicare in maniera davvero realistica il dramma dell’alcolismo, col suo misto di debolezza e sabotaggio della propria vita, e forse quello di Jackson è il ruolo migliore della carriera di Bradley Cooper, che ascoltato in originale ha un vocione profondo, ma quando apre bocca per cantare è bravissimo.
E qui devo soffermarmi ancora una volta sull’annosa questione delle interpretazioni degli attori, con le loro vere voci nella versione originale, opposte al doppiaggio italiano: la qualità di quest’ultimo è come sempre indubbia e la voce di Christian Iansante al solito veste bene l’aspetto e il fascino di Cooper, ma la vera performance vocale dell’attore è semplicemente un’altra cosa!
La parlata cantilenante, bassissima e stropicciata dall’alcool di Jackson Maine non la si potrebbe rendere bene in italiano senza renderla caricaturale, allora hanno optato per normalizzarla, allo stesso modo la doppiatrice di Ally, Benedetta Degli Innocenti, dal tono davvero basso per un personaggio femminile, non rende proprio l’idea di come suoni la vera voce contrastante e l’accento newyorkese di Lady Gaga.
Per apprezzare fino in fondo la recitazione degli attori, ed evitare il terribile effetto stacco tra voce parlante e quella cantante di uno stesso personaggio, il mio consiglio è ancora una volta quello di cimentarsi con l’inglese sottotitolato e trovare anche nella vostra città uno degli ormai numerosi cinema che propongono spettacoli in versione originale.
A Star is Born è anche una colonna sonora da comprare subito e mettere in loop per giorni e giorni, è un mix tra cover ed inediti ma si fatica a distinguere quale sia l’una e quale sia l’altra perché anche le nuove canzoni suonano già epiche come classici: la ballad “Shallow”, in cui i protagonisti duettano per la prima volta, è pura magia, è elettricità sprigionata dai due cantanti che attraversa lo schermo e pervade gli spettatori.
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