Alabama Monroe – Una storia d’amore
di Felix Van Groeningen (2012)
Elise e Didier sono due outsider: tatuatrice lei, cantante in un complesso di musica bluegrass lui, vivono in una roulotte e sono innamorati. Dopo qualche tempo nasce Maybelle e tutto sembra andare per il verso giusto, fino a quando non scoprono che la bambina è malata.
Felix Van Groeningen, regista fiammingo al suo quarto lungometraggio, realizza un film di qualità, con la complicità di un cast eccezionale. Nominato agli Oscar 2014 come miglior film straniero, si è aggiudicato numerosi riconoscimenti, tra cui il premio César.
Alabama Monroe è un melodramma incredibilmente intenso, il cui punto di forza è l’autenticità che riesce a trasmettere fotogramma dopo fotogramma. L’identificazione degli attori con i personaggi è talmente profonda, che si ha quasi l’impressione di assistere a momenti di vita vissuta, intimi e genuini, lontani dalla finzione cinematografica.
Il merito è senz’altro anche dell’ottima sceneggiatura, scritta a quattro mani da Johan Heldenbergh, protagonista del film, e dal regista.
L’estrema drammaticità della storia viene a tratti stemperata attraverso i numerosi flashback, in cui siamo partecipi dei momenti felici vissuti dalla coppia, dalla fase dell’innamoramento all’arrivo della bambina. La gioia e la serenità di quei ricordi rendono però ancora più aspro il ritorno ad un presente più doloroso e cupo che mai.
Ogni primo piano riesce a catturare la sofferenza dei personaggi e, soprattutto durante le esibizioni musicali – la colonna sonora è un elemento portante del film – si viene coinvolti nel racconto di questa storia d’amore, la cui anima risiede proprio nella musica. Ogni canzone è una storia, ogni nota è un’emozione che viene sprigionata con violenza nel mondo. La musica rappresenta l’elemento che lega indissolubilmente i due protagonisti: non importa quanto la vita cerchi di allontanarli, attraverso di essa riescono sempre a ritrovarsi.
La fotografia di Rubens Impens illumina di una luce dorata i personaggi, valorizzandone l’espressività e infondendo riverberi intensi sulla natura rigogliosa e selvaggia che fa da cornice all’azione dei personaggi (il film è ambientato in Belgio).
Da molto tempo non si vedeva sul grande schermo una rappresentazione così autentica, capace di coinvolgere emotivamente lo spettatore dall’inizio alla fine. È ammirevole come, nonostante in diverse sequenza si raggiungano livelli di pathos decisamente alti, il film non scada mai nel patetico, rimanendo ben saldo alla sua anima bluegrass, genuina e schietta.