Alaska: la recensione di Stefano94
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Alaska: la recensione di Stefano94

Alaska: la recensione di Stefano94

VOTO: 8,5/10

Fausto lavora come cameriere in un lussuoso hotel di Parigi. Nadine sta partecipando ad un casting per diventare modella. Durante una pausa sigaretta si incontrano sul tetto dell’albergo. I due cominciano a conoscersi e Fausto la invita così nella stanza più cara dell’hotel, dove la vizia con champagne e piscina al coperto. In quel momento però entra il proprietario della camera, che subito chiama la direzione per far licenziare Fausto. Nadine allora cerca di togliere il telefono di mano al signore e questo le mette le mani addosso. Fausto allora diventa una furia e lo colpisce ripetutamente. In seguito viene arrestato e condannato a due anni di carcere. Da quel giorno scriverà sempre delle lettere a Nadine, poiché è l’unica persona che ha al di fuori del carcere, malgrado la conosca appena. Lei però non viene mai a trovarlo. Scontati i due anni di prigionia fausto esce e ad attenderlo c’è Nadine, ormai modella di successo. Tra i due inizierà una tortuosa storia d’amore, che li vedrà sempre affamati da una continua voglia di stare meglio. Ma la felicità ha un costo e Fausto e Nadine lo scopriranno presto.

Questo film merita senz’altro un posto accanto ai grandi film del 2015, come Youth – La Giovinezza, Il Racconto dei Racconti e Mia Madre. Claudio Cupellini passa egregiamente da un film poco serio come Lezioni di Cioccolato ad uno più serio come Alaska. Per le parti di Fausto e Nadine sono stati scelti rispettivamente Elio Germano e Astrid Bergès-Frisbey. Il primo, reduce da grandi successi come Il Giovane Favoloso , Suburra, e il meno entusiasmante L’Ultima Ruota del Carro, ci regala un’altra grande interpretazione nei panni di Fausto, il giovane, iracondo più che favoloso protagonista della vicenda. La Bergès-Frisbey invece l’abbiamo vista nel 2011 nel quarto capitolo de I Pirati dei Caraibi, e devo dire che se l’è cavata nella parte di Nadine, al bella innamorata di Fausto.

Un film potente, una fotografia impeccabile, una storia che ci accomuna tutti. La voglia di avere sempre di più, questo morbo che ci affligge, è il perno che fa muovere la vicenda. Il raggiungimento della felicità era l’Alaska, una discoteca che Fausto apre assieme a Sandro, un suo eccentrico amico. Questo posto avrebbe dovuto portare soldi e benessere nella vita di Fausto e Nadine, e invece si rivela essere un trampolino per la rovina dei due giovani amanti.

A dirigere la fotografia vi è Gergely Pohàrnok, che a mio dire ha fatto un lavoro impeccabile a livello di inquadrature, primi piani, panoramiche e tutto il resto, regalandoci il meglio che ogni scena potesse offrire.

In sintesi è un film degno di questo nome, che fa capire che l’Italia cinematografica non è solo cinepanettoni e commedie da due soldi. Un film che affronta temi veri in maniera vera. Un film pieno di attori eccellenti, tra cui mi sento di lodare Elio Germano, che per un terzo del film circa parla un francese perfetto, segno che dietro alla costruzione di Fausto non c’è stato solo un copione, bensì un impegno e uno studio non indifferenti.

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