Alex Cross - La memoria del killer: la recensione di Silvia Urban
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Alex Cross – La memoria del killer: la recensione di Silvia Urban

Alex Cross – La memoria del killer: la recensione di Silvia Urban

Avrebbe potuto intitolarsi CSI: Detroit e andare in onda su Italia 1 in prima serata senza destare alcuno scandalo il nuovo film di Rob Cohen, regista del primo Fast and Furious.
Classico thriller, dove il crimine travolge i sentimenti, alzando la posta in gioco e incanalando la vicenda verso il faccia a faccia risolutore tra Bene e Male. Laddove questi sono rappresentati rispettivamente dall’Alex Cross del titolo – detective e profiler della polizia di Detroit nato dalla fantasia dello scrittore James Patterson e già portato sullo schermo in altre due occasioni – e da uno psicopatico conosciuto come Macellaio di Sligo o Picasso, per via dei disegni che lascia sulla scena del crimine accanto alle sue vittime.

Cross, in vista dell’arrivo del terzo figlio, vorrebbe abbandonare l’azione e dedicarsi alla professione stando comodamente seduto in ufficio, ma quando il serial killer su cui lui e la sua squadra stanno indagando colpisce nel vivo la sua famiglia, inizia una caccia all’uomo dove è ammessa la violazione di qualsiasi codice deontologico e morale.

Intendiamoci, Alex Cross – La memoria del killer è un poliziesco che funziona, ma stona vedere sul grande schermo un prodotto assimilabile – per scrittura, dinamica, facilità di risoluzione del caso e scarso appeal dei personaggi, di cui molti macchiette – alle serie crime che popolano i palinsesti televisivi dai tempi della Signora in giallo.
Non c’è nulla che esca dagli schemi: l’evoluzione del film procede per step sempre intuibili, la sceneggiatura, intrisa di déjà vu (soprattutto di già sentito), non rinuncia a pause emotive con il preciso intento di “far capitolare” il pubblico più sensibile e l’azione si regge sulla buona performance di Matthew Fox, efficace villain dalla mente e dal corpo disturbati (impressionante la trasformazione fisica dell’attore). Non altrettanto si può dire di Tyler Perry, chiamato a sostituire il precedente interprete del personaggio, Morgan Freeman (fu Alex Cross ne Il collezionista e Nella morsa del ragno); uomo di stazza ma non di carisma, che il pubblico americano conosce per Mabel “Madea” Simmons, aggressiva matriarca di una famiglia afroamericana che è ormai diventata il suo alter ego cinematografico più apprezzato e di successo, ma che il resto del mondo ignora. E probabilmente continuerà a farlo anche dopo questo Alex Cross, un film troppo ingenuo per poter emergere dal mare magnum dei polizieschi di nuova generazione. E che si dimentica come una puntata di CSI.

Leggi la trama e guarda il trailer del film

Mi piace
L’efficace caratterizzazione del villain da parte di Matthew Fox.

Non mi piace
È un poliziesco troppo ingenuo e prevedibile per poter realmente appassionare lo spettatore.

Consigliato a chi
È un appassionato di crime story, al cinema come in tv.

Voto
2/5

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