Allied - Un'ombra nascosta: la recensione di Cristian_90
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Allied – Un’ombra nascosta: la recensione di Cristian_90

Allied – Un’ombra nascosta: la recensione di Cristian_90

Ennesima prova eccellente per il regista Robert Zemeckis (Ritorno al futuro; La morte ti fa bella; Forrest Gump; Cast Away; The Walk) che firma, sebbene non un capolavoro, un’opera dove sospetto e amore si fondono continuamente e lottano tra loro prevalendo, a intervalli, l’uno sull’altro. La sceneggiatura di Steven Knight (La promessa dell’assassino; Locke; Il sapore del successo) da buoni risultati a livello di scrittura in un film che, tuttavia, vede predominare, giustamente, le atmosfere e le circostanze. Fotografia di Don Burgess (Forrest Gump; Contact; Le verità nascoste; Cast Away; The Conjuring – Il caso Enfield). Musiche di Alan Silvestri (Ritorno al futuro; La morte ti fa bella; Forrest Gump; Contact; Cast Away; The Mexican – Amore senza sicura; Captain America – Il primo vendicatore; The Walk). Niente di eccezionale la prova di Brad Pitt che si limita a presentare, senza picchi, un personaggio prevalentemente cupo e attanagliato dai sospetti che il suo lavoro gli impone di avere costantemente. Brillante Marion Cotillard sia nella veste di spia, con ciò che comporta, sia in quella di brava mogliettina/madre.
Max Vatan (Brad Pitt), pilota e spia canadese, e Marianne Beauséjour (Marion Cotillard), agente della resistenza francese, sono in missione a Casablanca durante la Seconda guerra mondiale per ordire un attentato nei confronti di un ambasciatore nazista. I due non si conoscono e devono fingersi marito e moglie affinché la missione riesca con successo. Il loro lavoro sarà la causa scatenante dell’amore tra i due ma, allo stesso tempo, dei numerosi sospetti che Max inizierà a nutrire nei confronti di Marianne e del suo vero incarico.
Il film di Zemeckis, Allied, riesce a mettere insieme ritmo blando e tensione misurata, cosa che pochi registi riescono a fare. Casablanca, ammantata dalla affascinante atmosfera anni ’40, è perfetta per mettere alla prova il finto matrimonio tra Max e Marianne perché qui, più che in altre parti, un buon rapporto coniugale deve essere credibile agli occhi dei concittadini e mostrarsi in modo più o meno plateale per non dare adito a qualsivoglia sospetto. Marion e Brad sono abbastanza in sintonia nei panni dei corrispettivi personaggi, pur mostrando emotività opposte. Marion è brillante, visibilmente ansiosa e preoccupata nei momenti giusti; Brad è triste e cupo (un po’ monocorde la sua prova). Il film può essere diviso in due parti. La prima vede il finto e felice matrimonio, talmente ben preparato da non suscitare sospetto alcuno (quante coppie e matrimoni sono così!). La seconda parte, invece, concerne il vero matrimonio, con vero amore. E’ proprio in questo momento che, paradossalmente, la coppia viene giudicata falsa. Si tratta, ovviamente, di un concetto espresso per grandi linee che banalizza l’accurato intreccio creato dal regista ma credo che, in linea generale, sia questo quello che emerge. Marianne, secondo i servizi segreti canadesi, non è chi dice di essere e Max, seppur innamorato, non è accecato dall’amore e cerca di scoprire la verità su sua moglie. La scena di sesso tra Max e Marianne all’interno dell’automobile in mezzo ad una tempesta di sabbia (e tempesta di ormoni) è molto suggestiva. Si rimane impressionati da come Zemeckis sia riuscito a creare una tensione palpabile in sala attraverso scene e situazioni che risulterebbero banali se raccontate a qualcuno che non ha visto il film. Apprezzabili alcuni secondi piani che ampliano in profondità lo sguardo dello spettatore a cui è consentito curiosare alle spalle dei protagonisti e magari cercare qualcosa che possa far muovere un ulteriore passo verso la verità. Verità e menzogna si fondono continuamente in questa pellicola. Sono i due fattori che tengono incollati allo schermo lo spettatore. Forse, ma è soggettivo, manca il salto emotivo definitivo a questo film che comunque svolge egregiamente il suo lavoro nel creare interesse in chi guarda, che è la cosa più importante. Allied è un lavoro accurato, senza sbavature nella trama che riesce ad esprimere il messaggio voluto. Direi che, senza strabiliare, Robert Zemeckis, anche questa volta, ha fatto centro.

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