Allied - Un'ombra nascosta: la recensione di Mauro Lanari
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Allied – Un’ombra nascosta: la recensione di Mauro Lanari

Allied – Un’ombra nascosta: la recensione di Mauro Lanari

“Credo sempre nell’emozione: è per questo funziona”, m’anche no. Zemeckis e Knight hanno voluto rifarsi a “Casablanca” 75 anni dopo, con 3/4 di secolo di ritardo, senza ragione. Pure lo smascheramento della Cotillard al pianoforte dà l’idea d’un omaggio al “Play it, Sam” della Bergman (https://www.youtube.com/watch?v=7vThuwa5RZU) e di Bogart (https://www.youtube.com/watch?v=bAlzmRjixr0), così com’il finale fra gl’aeroplani fermi a terra, il tema del doppiogiochismo, l’importanza delle missive, il sogno d’una Francia liberata e i richiami alla sua capitale (“Avremo sempre Parigi”). Un'”operazione nostalgia” che regista & sceneggiatore si son sentit’in obbligo di fare, ma con un melò talmente eccessivo e laccato da risultare straniante, per nulla coinvolgente. C’è chi ha lodato almeno l’abilità per scene tipo quella d’apertura, ma è quas’identica all’incipit di “Forrest Gump”, vecchio d’oltre 20 anni pure quello. Incomprensibile.

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