American Hustle: la recensione di Matelda Giachi
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American Hustle: la recensione di Matelda Giachi

American Hustle: la recensione di Matelda Giachi

Dopo un “Lato Positivo” per alcuni degno di lode, per altri degno di infamia, per la sottoscritta né dell’una né dell’altra, David O. Russell, che sempre si impegna per dare vita ad un film con la F maiuscola, finalmente mette a segno il colpo.

Già ricevute nominations per i BAFTA e i Golden Globes, non è certo la prima volta che il regista si ritrova papà di un lavoro in corsa per la vittoria di svariati premi ma, questa volta, il merito è innegabile.

O’Russel riunisce tutto il suo squadrone di amati e rodati attori (non lascia a casa neanche De Niro, al quale affida un cammeo da…suspance… ancora suspance… Boss mafioso! Oooooooooooooh echeggiano stupiti gli spettatori), ci aggiunge Jeremy Renner, li acconcia alla fantasiosa maniera degli anni ’70 (una gioia di impalcature indistruttibili, sacri e intoccabili riporti, boccoli fluenti, ciuffi-banana e ricciolini minimal) e dà vita al film che apre in bellezza il 2014.

Storia di truffe e di umani inganni, in cui il confine tra giusto e sbagliato viene ripetutamente messo in discussione, “American Hustle” è armonia pura di regia, costumi, fotografia, sceneggiatura, interpreti. La pellicola è ottima sotto qualsiasi punto di vista, tranne quello della durata.
Una sforbiciatina di 15 minuti avrebbe evitato quel vago alone di pesantezza che rimane comunque l’unico vero neo di un lavoro davvero ben fatto.

Detto ciò, Christian Bale, Amy Adams, Bradley Cooper e Jennifer Lawrence sono un vero poker d’assi nelle mani del regista.
Ispirati da non so quale musa dell’arte, i quattro attori ci regalano interpretazioni al limite del sublime (il che è una fortuna, dato che la macchina da presa punta sempre sui loro volti).
Bale, sull’anoressico andante in “The Fighter”, qui sfodera buzza alcolica e riporto e, con la migliore performance della sua carriera, scrive finalmente il proprio nome nella lista dei grandi di Hollywood.
Cooper, anche se non eccellente al pari del suo antagonista sullo schermo, è comunque degno di rispetto e stima per il coraggio dimostrato nell’essersi fatto riprendere con in testa una cesta di bigodini tale da far morire d’invidia la Zia Assunta della sit-com anni ’90 “La Tata”.
Ma sono forse quelle femminili, le performance più alte in assoluto.
La Lawrence e la Adams sono attrici divine e, è giusto dirlo, bellissime senza essere perfette.

Il truffatore matricolato, la moglie instabile, l’amante e socia in affari, l’anche troppo zelante agente dell’FBI, il sindaco irreprensibile.
E’ davvero questo il ruolo che sono chiamati a giocare i protagonisti di questa storia?

Voto: 8/10

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