American Sniper: la recensione di Crostina
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American Sniper: la recensione di Crostina

American Sniper: la recensione di Crostina

Si aspettava l’uscita di questo film da parecchi mesi per poter gustare l’ennesimo capolavoro di Clint Eastwood, e come sempre questo grande regista ha la capacità di raccontare storie mai banali e a volte anche poco conosciute, che spesso creano intensi dibattiti.

American Sniper è una pellicola “coraggiosa” perché non ha paura di nascondere le crudeltà della guerra, come mostrare l’uccisione di bambini così come quella di adulti. Proprio con questa immagine sembrerebbe che il regista voglia inizialmente bypassare il momento nudo e crudo associandolo al flashback del piccolo Chris che spara all’animale nel bosco. Invece c’è un ritorno alla realtà brusco, con l’immediata uccisione del bambino che evidenzia la coerenza del regista nel rappresentare tutte le immagini di guerra senza differenze (un altro episodio forte è quello del bambino musulmano al quale viene tolta la vita dal trapano del “macellaio” seguito dall’assassinio del padre in modo quasi “più tradizionale”). Inoltre il coraggio sta anche nel fare uscire – e soprattutto cominciare a girare – questo film a così breve distanza dalla scomparsa di Chris Kyle avvenuta nel 2013, toccando certe ferite e stati d’animo non ancora rimarginati.

Si parla molto di “americanata”: nel senso in cui lo intendiamo noi personalmente non direi.
Occorre considerare la facilità di trovare soldati americani coinvolti nelle guerre in giro per il mondo, quindi può sembrare “comprensibile” che il cinema americano porti “facilmente” sugli schermi le proprie scene di guerra: spesso e sovente sono loro i protagonisti…per forza di cose. Il fatto che si tratti di un tema legato alla storia americana ci viene svelato direttamente dalla locandina: in questo senso associo American Sniper ad “un’americanata”.

Chris Kyle eroe nazionale? Sicuramente per i suoi compaesani lo è diventato, ma dal film sembra trasparire che il protagonista fosse poco interessato a questa sua fama e ai soprannomi a lui riservati (mito, leggenda, ma anche Diavolo). Certamente ha contribuito molto alla causa ma è da ritenersi una vittima tanto quanto gli altri, o forse anche di più per via della responsabilità che porta sulle spalle (essere il cecchino più letale della storia americana comporta, tra l’altro, che i propri compagni si sentano più al sicuro con lui e per questo non vanno delusi): non riesce a smettere di ‘fare guerra’, non ne abbandona l’idea finendo per combattere anche una guerra interiore altrettanto potente. Ma chi non sarebbe toccato da certe esperienze? Kyle ha avuto la meglio sul cecchino nemico ma ha comunque perso qualcosa.

Per quanto riguarda l’ideologia, dal film emergono diversi punti di vista sull’essere/andare in guerra e su cosa essa sia. Non c’è solo quello di Chris Kyle. Ci vengono presentate situazioni in cui emerge il pensiero più ‘superficiale’ di alcuni suoi commilitoni (c’è chi preferisce stare appostato sul tetto al sicuro anziché scendere in primissima linea, oppure c’è chi è pronto a fare acquisti in casa nemica per puri motivi economici e di risparmio), così come ci viene mostrato anche il punto di vista dei familiari (vedi la reazione del fratello di Chris al rientro dalla guerra, o le paure della moglie).
E’ chiaro che il punto di vista del protagonista emerga maggiormente….ma qual è il suo vero punto di vista? “Dio, patria, famiglia” per lui non sembrano essere proprio così, anche se non si capisce appieno quale sia il suo personalissimo ordine (tiene sempre la Bibbia con sé, ha un fortissimo senso del dovere verso la nazione e vuole proteggere la propria famiglia). È un esaltato o un patriota? Entrambe le caratteristiche sono impronte lasciategli dal padre durante l’infanzia. Probabilmente il suo pensiero emerge dal film in maniera più velata ed enigmatica…per capirlo meglio rimandiamo tutto alla lettura dell’autobiografia.

Infine i titoli di coda che corrono muti dopo le immagini “vere”.
Il pubblico che esce dalla sala accompagnato da un sommesso brusio. Non avere il coraggio di parlare troppo per non fare rumore, quasi come se il corteo funebre non fosse ancora terminato, e perché si realizza ancora una volta quanto la guerra non sia mai una soluzione completamente positiva… …indipendentemente dai vinti e dai vincitori.

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