Animali notturni: la recensione di elis@89
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Animali notturni: la recensione di elis@89

Animali notturni: la recensione di elis@89

Se la particolare sensibilità estetica di Tom Ford era già apparsa evidente in “A Single Man” (2009) che costituisce il suo esordio cinematografico da regista, con “Nocturnal Animals” (2016) Ford supera davvero se stesso, perfezionando il suo personale gusto visivo fino alla quasi assoluta purezza della forma. La protagonista Susan Morrow, interpretata da una magistrale Amy Adams, è una delle più importanti galleriste d’arte nel panorama artistico contemporaneo. Bella, ricca e potente, Susan sembra avere tutto dalla vita, almeno in apparenza: perché in realtà è una donna morta dentro, come rivela il suo sguardo triste e glaciale al pari della sua casa asettica e quasi del tutto priva di vissuto.
L’inizio di “Nocturnal Animals” rivela da subito le fratture che caratterizzano la vita di Susan dietro un’apparenza di splendore e successo: la sua galleria naviga in cattive acque e il suo secondo matrimonio è in crisi. Di riflesso, la protagonista comincia a pensare spesso al suo ex-marito Edward (Jake Gyllenhaal), uno scrittore sensibile e romantico con cui ha condiviso un matrimonio di due anni prima di lasciarlo commettendo un misterioso atto imperdonabile, a detta di Susan stessa.
Coincidenza vuole che un giorno, dopo vent’anni di silenzio, ella riceva notizie di Edward che le manda il suo romanzo inedito, intitolato emblematicamente “Nocturnal Animals”. Approfittando dell’insonnia che la caratterizza e che le era valsa l’epiteto di “animale notturno” da parte dell’ex-marito, Susan si consuma notte dopo notte nella lettura del romanzo drammaticamente violento di Edward e che questi ha dedicato espressamente a lei. Tale particolare sconvolge Susan che, identificandosi pericolosamente con la trama del libro, diventa sempre più consapevole della tragica infelicità della sua vita.
Senza rivelare alcunché di saliente, il finale di “Nocturnal Animals” potrebbe risultare per alcuni un po’ spiazzante. Considerato che il film di Ford prevede una cornice narrativa, ovvero la storia di Susan, dentro cui si inserisce il racconto del romanzo di Edward, se la serie di fatti narrati in quest’ultimo vi si susseguono in modo ineluttabilmente coerente e quasi perfettamente naturale, non si può dire lo stesso della storia di Susan. Forse perché l’obiettivo di Ford è proprio quello di distruggere in maniera chirurgica l’apparente perfezione della vita della protagonista, facendo in modo che tale opera di distruzione si rifletta anche dal punto di vista formale nella scansione narrativa che interessa Susan.

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