Lo stilista Tom Ford è alla regia di “Animali notturni”, il suo secondo film, sette anni dopo l’esordio con l’acclamato “A single man”. Quattro anni fa ha comprato i diritti del libro “Tony & Susan” di Austin Wright, da cui ha tratto il film, cominciando a scrivere la sceneggiatura.
“Nocturnal animals”, in originale, è un film nel film, una storia nella storia che vede Susan Morrow (Amy Adams), una gallerista d’arte contemporanea, con una vita privilegiata ma sentimentalmente infelice, sposata con un uomo sempre assente. Una sera riceve un pacco dall’ex-marito, scrittore, Edward Sheffield (Jake Gyllenhaal), contenente un suo romanzo, un thriller intitolato come il film, e nota che l’ha dedicato proprio a lei: comincia a leggerlo, attratta e insieme impaurita dalla violenza di cui sono impregnate le pagine. Rimane sempre più assorbita nella lettura e scopre che la violenza del libro somiglia a ciò che ha portato alla loro rottura. Edward sembra averla rielaborata sotto forma narrativa, cercando una sorta di fuga e liberazione, se non di vendetta per tutto quello che è accaduto nel loro rapporto.
Noi spettatori vediamo in questo modo due storie apparentemente slegate, ma che nella mente di Susan – e quindi nella nostra – vanno ad intrecciarsi: una del romanzo di Edward, “Animali notturni”, il cui protagonista Tony Hastings (nel film ha sempre il volto di Jake Gyllenhaal) rimane coinvolto in un tamponamento, durante un viaggio in macchina di notte nel Texas, causato dal capo di una banda di malviventi, Ray Marcus, (Aaron Taylor-Johnson), i quali gli rapiscono la moglie Laura (Isla Fisher) e la figlia India (Ellie Bamber); la seconda è la storia del presente di Susan intenta a leggere il romanzo, inframmezzata dai flashback che ci mostrano episodi della relazione con Edward. Il film di Tom Ford è così un dramma sentimentale abbigliato da thriller. La forte crudeltà del romanzo è una metafora del matrimonio finito male e del tentativo di rivincita del marito, che Susan riconosce nelle pagine che legge e che la scuotono dal torpore quotidiano fatto di apparenze e falsità.
“Animali notturni” si apre in una maniera inaspettata, con la messa in scena di corpi femminili estremamente in sovrappeso, che ballano, e dei loro dettagli, sui cui scorrono i titoli di coda, insieme ad una melodia toccante di violini. Alla fine dei titoli sappiamo che sono installazioni video, i cui corpi reali sono adagiati su dei tavoli. Susan è alla mostra, circondata da tanti visitatori. Tom Ford sembra voler dire qualcosa sulla società americana, sul rapporto tra rappresentazione della realtà e la realtà stessa, sullo stato dell’arte o sulla moda, visto che lui stesso è uno stilista. Resta il fatto che questa scena arriva dritta agli spettatori. Poi cominciano i primi dialoghi del film e arriviamo a fine visione con l’idea di aver assistito ad un capolavoro, in cui tutto – la sceneggiatura, la fotografia, le scenografie, le interpretazioni e la musica – è perfettamente funzionante, escludendo qualsiasi tipo di ridondanza.
Il film si può riassumere con un aggettivo: essenziale. Le due ore scorrono davanti ai nostri occhi, senza che ce ne accorgiamo. E l’essenzialità si vede nelle inquadrature (che non prevedono quasi alcun movimento di macchina), nella sceneggiatura che incastra perfettamente le due storie, portandoci all’epilogo con il cuore in gola e al corrispondente epilogo amaro della storia di Susan. Le interpretazioni sono tutte eccellenti, toccanti e in maggior modo le performance di Amy Adams, di Jake Gyllenhaal, di Aaron Taylor-Johnson, il capobanda del trio di rapitori, e di Michael Shannon, attore del detective senza scrupoli del romanzo che aiuta Edward a rintracciare la sua famiglia.
Fluido, violento ed essenziale: Tom Ford porta al cinema un’ottima opera, che mette in scena una parabola dolorosa del matrimonio e, come lui stesso dichiara, di «una storia che parla dell’isolamento che tutti sentiamo e dell’importanza di valorizzare i legami personali che ci sostengono nella vita».
Voto: 5/5
Andrea Diatribe
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