Su una cosa c’è da scommettere: quando il Torino Film Festival inserisce nel programma un film apparentemente poco nelle sue corde un motivo c’è sempre. E molto spesso questo motivo si chiama qualità. Ecco perché anche i più scettici attendevano questa nuova fatica di Joe Wright con molta ansia. Fiduciosi che dietro quell’aspetto squisitamente blockbuster ed esclusivamente commerciale si nascondesse qualcosa di più. E così è stato. Il regista inglese, specialista in adattamenti letterari in costume (si vedano Espiazione e Orgoglio e pregiudizio) dirige un melodramma sontuoso, ennesima rivisitazione di uno dei romanzi più apprezzati e significativi dell’intera carriera di Lev Tolstoj. A chi si domanda se ci fosse bisogno di un nuovo adattamento (dalla nascita del cinema ad oggi se ne contano oltre dieci, ai quali si devono aggiungere diversi film per la televisione) il cineasta risponde con una pellicola capace di sfruttare appieno risorse e tecnologie a sua disposizione.
Girato quasi interamente in un teatro, con scenografie ricche e sfarzose e una prima parte che nasconde indubbie influenze da musical e danza, il film di Joe Wright ha in movimento e dinamismo le sue note più accentate. Grazie alla sceneggiatura dello shakespeariano Tom Stoppard, il cineasta inglese riesce a conferire ritmo e passione al tragico amour fou tra l’aristocratica Anna e Aleksej, suo amante tanto affascinante quanto spiantato. E attraverso una macchina da presa in continuo movimento, con grazia e garbo, ma senza dimenticarsi di infondere in ogni scena l’afflato romantico che la contraddistingue, attualizza il capolavoro firmato dallo scrittore russo quasi un secolo e mezzo fa. Anna Karenina nelle mani di Joe Wright riesce ad essere quello per cui è nato: raccontare non solo una passione travolgente tra due amanti spregiudicati, ma dipingere anche l’affresco di un’intera epoca, raccontarne storia, usi e costumi. È cinema che va oltre la semplice narrazione, ma si fa specchio di un popolo e portavoce di una nazione, come non succedeva da tanto, troppo tempo. E Keira Knightley, qui alla sua terza prova per Joe Wright, sembra guidare i suoi colleghi nella danza, prendendo per mano il giovanissimo Aaron Taylor-Johnson, nei panni del fatale amante e il ben più esperto Jude Law, attraverso un film che rilegge in positivo gli stereotipi del kolossal kitsch e barocco.
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Mi piace:
Le scenografie sontuose e il delicato approccio cinematografico con cui Joe Wright è riuscito a raccontare la sofferta relazione d’amore tra l’aristocratica Anna e il suo amante Aleksej.
Non mi piace:
L’estetica sovrabbondante del film rischia di distrarre dalla narrazione.
Consigliato a chi:
Per chi ha amato il romanzo di Lev Tolstoj e vuole riscoprirlo sul grande schermo.
Voto:
4/5