David Sandberg, dopo l’ottimo esordio in lungometraggio nel 2016 con l’horror Lights Out – Terrore nel buio, stupisce e spaventa ancora di più il pubblico con Annabelle 2, sequel del modesto Annabelle e spin-off di The Conjuring, fortunata saga iniziata dal regista James Wan (Saw – L’enigmista). Sandberg sfrutta con maestria tutti i possibili cliché del genere, riuscendo a dare vita ad un miscuglio di ansia e paura veicolati attraverso la ormai famosa bambola demoniaca.
Samuel Mullins (Anthony LaPaglia), costruttore di bambole, e la moglie Esther (Miranda Otto) vivono insieme da dodici anni senza la figlia Bee, morta in un incidente stradale. I due decidono di aprire la loro casa ad alcune orfane, guidate da suor Charlotte (Stephanie Sigman). Due bambine in particolare, Janice (Talitha Bateman) e Linda (Lulu Wilson), diventeranno le vittime preferite di una bambola diabolica che trasformerà le loro vite in un vero e proprio incubo.
Sandberg con Annabelle 2: Creation rivitalizza il panorama horror riportando finalmente in sala un’atmosfera fatta di tensione e inquietudine. La regia si dimostra di ottima fattura fin dall’inizio. La storia, come si addice al genere, scorre lenta e la cinepresa indugia parecchio su quello che sarà il teatro dell’intera vicenda: la casa dei Mullins. Annabelle 2 è un lento scoprirsi non della storia in sé che è già, in parte, conosciuta fin dalle prime fasi del girato, ma della presenza demoniaca che utilizza la bambola come veicolo tra il mondo dell’invisibile e quello del visibile. Il film risponde a tutte le regole classiche del genere horror ma non per questo si rivela banale come si potrebbe pensare. Ansia, paura, attesa spasmodica dello svelarsi improvviso del demone, stati d’animo pienamente coinvolti in questa pellicola che, pure nella sua complessiva semplicità, stupisce. Sandberg padroneggia attori (tutti ottimi), sequenze e situazioni con disarmante facilità e pare divertirsi parecchio a giocare con l’oscurità allo scopo di terrorizzare lo spettatore. La primordiale paura del buio viene utilizzata con grande consapevolezza dal regista svedese che, col passare dei minuti, ne fa l’elemento sempre più preponderante del film fino ad avvolgere completamente chi guarda. Le sequenze orrorifiche si susseguono con cadenza dosata all’inizio per poi essere sparate a raffica, funzionando quasi tutte. Ottime le scene in cui la presenza diabolica è ancora appena percepibile in fondo ad un corridoio buio o in una stanza apparentemente inaccessibile. Allo stesso livello va giudicato il sonoro che evidenzia i classici scricchiolii e i movimenti di porte, finestre e sedie. Apprezzabile anche la sequenza finale che mette in evidenza un montaggio di tutto rispetto.
Cast di livello e molto credibile quello al servizio di Sandberg. Anthony LaPaglia e Miranda Otto, attori navigati, interpretano perfettamente la disperazione di due genitori che hanno visto morire la figlioletta. Brave anche le due piccole Talitha Bateman (molto espressiva) e Lulu Wilson. Manca una prestazione al di sopra delle altre perché sono in realtà la bambola e il demone che questa contiene i veri protagonisti della pellicola e ciò fa sì che i personaggi umani siano soltanto le vittime di un gioco troppo più grande di loro.
In definitiva, Annabelle 2: Creation è un prodotto che soddisfa e terrorizza il grande pubblico, sorprende gli scettici e porta David Sandberg, dopo l’apprezzato Lights Out – Terrore nel buio, allo step successivo che potrebbe consentirci di dire se siamo di fronte ad un fuoco fatuo o ad un nuovo maestro dell’horror. Il fatto che sia sotto l’ala protettiva di James Wan (produttore del primo film e co-produttore di Annabelle 2) fa ben sperare.