Annabelle: la recensione di ramsis
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Annabelle: la recensione di ramsis

Annabelle: la recensione di ramsis

Annabelle è lo spin-off naturale de L’Evocazione dell’anno scorso, ma non propriamente il prequel perchè non precede esattamente le vicende relative ai coniugi Warren, noti medium degli anni ’60 e ’70, abili cacciatori di demoni e disinfestatori di case possedute, ma spiega le origini della bambina di porcellana .
L’inquietante bambola del film precedente, quasi a grandezza naturale, come fosse una bambina di sei o sette anni, dopo essere stata solo un totem di incubi e maledizioni appena accennate, ottiene un film tutto suo, appropriandosi dell’intera scena.
Una coppia in attesa della prima figlia, Mia e John, e appena all’inizio del proprio percorso matrimoniale, arriva a possedere, per gran piacere della moglie, la famosa bambola. Dopo un prologo nel quale vengono aggrediti e quasi uccisi da una pseudo famiglia satanica, inevitabilmente ispirata alla diabolica famiglia Manson degli anni ’60, la bambola inizia a veicolare un’aura mefitica e maligna.
Strani fatti iniziano ad accadere tra le stanze della casa nei confronti della terrorizzata futura mamma.
Inizialmente si affidano, ma senza successo, ad un prete, forse scettico o forse troppo spaventato che, prendendo possesso dell’oggetto infantile, ne viene violentemente martirizzato, fallendo nel suo compito di debellare il male.
I fatti precipitano. La comparsa di una bambina/demone e quella di una carrozzina nera nelle cantine sono le sequenze di maggior effetto e notevolmente inquietanti.
Annabelle è posseduta da un demone, ecco quello che si scopre e, secondo i canoni ecclesiastici ufficiali, non può essere esorcizzata, ma solo assecondata nel suo implacabile desiderio di anime. Un’entità che non si è mai incarnata è immune da qualsiasi preghiera o purificazione.
Lasciamo il finale in sospeso… anche perché nel 2015 potremo vedere il sequel del film originario, continuando, probabilmente, a raccontare anche della bambola e delle sue evocazioni demoniache.

Addentrandosi nel film puramente con occhio critico dobbiamo dire che la prima parte, evidentemente in debito con Polanski, riesce a tenere l’attenzione alta e la “pelle d’oca” a fior di pelle, scusate la ripetizione, celando molto bene il mostro nell’ombra, scelta che viene sempre molto apprezzata dai cine-horror-maniaci. L’ultima mezz’ora è un po’ più deludente anche se con qualche colpo ad effetto.
Dobbiamo far notare, ma con molta malizia, che il finale si rivela alquanto razzista anche se, probabilmente, non è stato fatto apposta. Lasciamo la curiosità se qualcuno vorrà vedere il film.

È grazie ai film se gli oggetti per bambini, dalla bambola di Chucky al pagliaccio It, sono diventati veri e propri must dell’orrore. Chi non ha mai avuto paura di guardare troppo a lungo una bambola fisso negli occhi credendo, poi, di essere guardati a sua volta? O di divertirsi con il clown al circo scoprendo che poi è una maniaco assassino? Ecco, il cinema ha favorito tutto questo e Annabelle, nonostante evidenti pecche narrative e vuoti di sceneggiatura, rimarrà degna erede di tutto un mondo creato per divertire, trasformatosi, invece, in incubo notturno.

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