Thor, Capitan America, Iron Man… tutti nomi altisonanti che incutono rispetto già solo a pronunciarli. Come potrebbe Ant-Man (letteralmente l’uomo formica) reggere il confronto?
In molti erano scettici riguardo alla trasposizione sul grande schermo di uno dei supereroi Marvel minori. Ma agli scettici non resta che ricredersi perché Ant-Man è una più che degna conclusione per la Fase Due degli studios diretti da Kevin Feige. Certo, Scott Lang potrà non avere la presenza scenica e il fascino dei “grandi”, ma non sfigura assolutamente nel panorama del Marvel Cinematic Universe, soprattutto grazie a una resa piena di azione e di umorismo e a un Paul Rudd perfetto nel ruolo e nelle espressioni dell’abile ladro di San Francisco, destinato a diventare un piccolo grande supereroe a capo di un esercito di formiche.
Dopo aver passato tre anni in carcere per furto, Scott Lang è deciso a mettere la testa a posto per il bene di sua figlia Cassie, ma trovare un lavoro non è così semplice se hai la fedina penale sporca. La disperazione per l’impossibilità di rifarsi una vita e la necessità di avere soldi a sufficienza per pagare gli alimenti all’ex moglie e quindi rivedere Cassie, lo portano ad accettare un nuovo “lavoretto” propostogli dall’amico Luis e dalla sua banda: un anziano in pensione sarà lontano dalla sua villa e pare che abbia una “cassaforte seria” nel seminterrato. In quella cassaforte non può che esserci qualcosa di davvero molto molto importante. Tuttavia Scott non troverà soldi, ma una strana tuta che ruberà comunque, convinto che se si trova lì deve avere un qualche valore. A casa la indossa e ciò che lo aspetta ha dell’incredibile: la tuta ha la capacità di rimpicciolire gli atomi di chi la veste rendendolo grande quanto una formica, ma agile e potentissimo. Scott viene poi contattato dal creatore di questa tuta speciale, il geniale scienziato ed ex agente S.H.I.E.L.D, Hank Pym che per decenni ha indossato lui stesso la tuta di Ant-Man e che ora ha indotto Scott a rubarla senza che lo scassinatore nemmeno se ne rendesse conto, perché ha bisogno del suo aiuto per una missione pericolosa. È necessario evitare che lo spietato e instabile Darren Cross, in passato protetto di Pym, usi la sua scoperta per arricchirsi mettendo in pericolo la sicurezza del mondo intero. Inizialmente sconvolto da tutte queste rivelazioni e restio ad accettare l’incarico, Scott sceglie poi di aiutare lo scienziato e la figlia Hope in questa missione, affiancato da un vero e proprio esercito di formiche comandate tramite una sorta di apparecchio acustico.
E così entra nel vivo questa avventura “in miniatura” che riprende e amplifica il lato umoristico da sempre cifra dei prodotti cinematografici della Casa delle Idee. Ant-Man giunto al cinema, dopo varie vicissitudini, per la regia di Peyton Reed è un cinecomic piacevolissimo e tutto da ridere che ci regala alcune battute e alcune sequenze davvero memorabili, in particolare quelle in cui sperimentiamo il micromondo di Ant-Man riprodotto grazie a una combinazione di motion capture e macrofotografia.
Convincente anche il cast intero in cui spiccano, oltre all’adorabile “faccia da schiaffi” di Paul Rudd, anche il grande Michael Douglas nel ruolo di Pym, Evangeline Lilly che smessi i panni jacksoniani di Tauriel veste quelli eleganti di Hope e Anthony Mackie aka Falcon, un ritorno più che gradito! Se proprio vogliamo trovargli un difetto, bisogna ammettere che Darren Cross/Calabrone non è un villain particolarmente memorabile, ma comunque non per demerito del bravo Corey Stoll che lo interpreta.
Apprezzatissimi, infine, i molteplici riferimenti al resto del MCU che creano una rete di rimandi via via sempre più fitta e interessante.
Insomma, Ant-Man per tutti gli appassionati è assolutamente imperdibile!
Non siete ancora convinti? La consueta scena post-credit, vi assicuro, è una tra le più belle e più d’impatto viste fino ad ora e apre – anzi spalanca! – le porte all’attesissima Fase Tre. Non vorrete mica perdervela, vero?!