“Argo vaffanculo!”
1979. In Iran la rivoluzione islamica dell’Ayatollah Khomeini ha da poco rovesciato il regime dello Scia’ Reza Pahlavi, ponendo cosi’ le basi per una teocrazia religiosa che regna ancora oggi. Uno dei primi atti del nuovo regime e’ l’occupazione dell’ambasciata americana nella capitale Teheran e l’imprigionamenti dei suoi dipendenti, tenendoli in ostaggio per 400 giorni e dando inizio a una crisi internazionale che terra’ il mondo con il fiato sospeso. Cinque dipendenti dell’ambasciata riescono pero’ a sfuggire alla cattura e troveranno riparo presso l’ambasciata canadese, ma il tempo stringe: le guardie della rivoluzione sono gia’ sulle loro tracce e cominciano a sospettare dove siano nascosti. A risolvere la situazione viene chiamato un agente della CIA, Tony Mendez (Ben Affleck), un esperto in quelle che nel gergo spionistico sono chiamate “esfiltrazioni”, il quale prepara un piano: infiltrarsi in Iran nei panni di un addetto alla produzione di un fittizio film di fantascienza, di nome “Argo”, in cerca di location ideali per il film e di far passare i cinque fuggiaschi per suoi collaboratori. Ad aiutarlo intervengono John Chambers (John Goodman), un esperto di make-up cinematografico e il produttore cinematografico Lester Siegel (Alan Arkin), due tipi spigliati ma volenterosi che devono dare una patina di realismo alla finzione.
Ispirato a una storia vera, il regista e attore protagonista Ben Affleck confeziona un particolare film in cui la realta’ e la licenza cinematografica riescono a coesistere senza inficiare il risultato finale, lo scenario storico e la narrazione degli eventi che fanno da sfondo a questa bizzarra spy-story vengono presentati fedelmente per come erano in quegli anni e ne sono esemplificative le immagini di repertorio in cui, ai servizi dei telegiornali sulla crisi degli ostaggi, si mostrano anche scene dei telefilm piu’ visti del periodo oltre che interviste in diretta e proiezioni dei film di fantascienza allora nelle sale (che daranno al protagonista l’idea per risolvere la situazione): in tutto cio’ e’ possibile rintracciare un gusto per la rievocazione del periodo venata da una certa nostalgia, la stessa operazione “Argo” si ricolloca ai celebri film fantascientifici famosi in quegli anni come “Il pianeta delle scimmie” e “Guerre stellari”. Per il resto la pellicola segue il percorso di una storia di avventura nel senso classico del termine, con momenti di suspense ben dosati e presenti al momento giusto; ne e’ un esempio il momento della fuga dall’aeroporto, con scene capaci di tenere l’emozione dello spettatore sul filo del rasoio. “Argo” e’ scomponibile in tre registri narrativi presenti uno nella parte iniziale, caratterizzato dalla rievocazione storica e cronachistica sulla falsariga di altre pellicole come “Black Hawk Down” e altre simili (compresi alcuni film di denuncia dell’epoca come quelli del compianto Sidney Lumet), un altro nella parte centrale, con un taglio umoristico nella descrizione del mondo di Hollywood (in cui giocano un ruolo di primo piano le recitazioni di Goodman e Arkin) e perfino degli uffici del governo e dei servizi segreti degli Stati Uniti, i primi piu’ preoccupati delle possibilita’ di rielezione dell’allora presidente Jimmy Carter che non della situazione in Iran (infatti fu sconfitto alle presidenziali del 1980 per non essere riuscito a risolvere la crisi degli ostaggi), i secondi che si riducono a trovate improbabili per aiutare i diplomatici fuggiaschi (arrivano a suggerire di procurargli delle biciclette per farli arrivare al confine); l’ultimo nella parte finale, in cui prevale la componente action-thriller.
All’uscita del film nelle sale molti accusarono Ben Affleck di aver girato il solito film d’azione “alla americana”, in cui gli Stati Uniti appaiono come i buoni della situazione, ma per quanto riguarda il lato politico, “Argo” riesce a non prendere parte e a rimanere volutamente ambiguo, mostrando le origini della rivoluzione islamica e la successiva occupazione dell’ambasciata senza dimenticare che tutto cio’ era la conseguenza delle intromissioni dell’America nella politica dell’Iran fin dagli anni Cinquanta, quando la CIA aveva finanziato il golpe che depose il primo ministro democraticamente eletto Mossadeq e impose la dittatura dello scia’ che governo’ l’Iran con il pugno di ferro. Affleck mostra anche immagini in cui si vedono gli ostaggi in mano agli iraniani, costretti a vivere nel terrore di essere uccisi in qualsiasi momento, ma anche gli americani che picchiano rabbiosamente i concittadini iraniani invocando istericamente la guerra. Lo stesso protagonista non ha nulla dell’eroe cinematografico alla Stallone ma e’ una figura dimessa, malinconica, anche cinica, in rotta con la famiglia e sull’orlo dell’alcolismo, la cui recitazione e’ fluida e senza alcun accenno di retorica, limitandosi a fare da filo conduttore fra le varie parti del film e lasciando volutamente spazio alla recitazione degli altri interpreti, anche accontentandosi di un semplice sguardo, mentre la sua figura resta comunque sullo sfondo come un fantasma e tale resta fino alla fine, come capita all’altro protagonista di “The Town”, sempre di Affleck.
In ogni caso “Argo” resta un opera del cinema che parla del cinema come di una fabbrica di illusioni su cui si regge il mondo in quanto confezionate per la massa che finisce col credere in una verita’ creata ad hoc, che sia l’immagine degli iraniani dell’America come “Il grande satana” o l’immagine degli americani dell’Iran come di uno Stato-canaglia. Il cinema h sfornato decine e decine di film che hanno creato questa e altre illusioni, come “Argo” e’ stato accusato di essere: Affleck non ha fatto altro che compiere una rivelazione che solo ad uno sguardo non superficiale e’ possibile cogliere.