Arrietty: la recensione di Stefano Pariani
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Arrietty: la recensione di Stefano Pariani

Arrietty: la recensione di Stefano Pariani

I “prendinprestito” sono dei piccolissimi esseri dalle sembianze umane che vivono nascosti sotto i pavimenti in vere e proprie casette microscopiche. Di quando in quando escono dai loro rifugi per procurarsi beni di prima necessità sottraendoli agli umani, come una zolletta di zucchero, una foglia d’alloro o uno spillo, senza mai farsi vedere, muovendosi e scivolando silenziosamente tra gli enormi oggetti delle loro grandi dimore. La regola numero uno è quella di evitare ogni contatto con l’uomo e di non intrecciare con lui alcun tipo di rapporto, ne andrebbe della sopravvivenza stessa della loro specie, già in via d’estinzione. Ma che succede se un ragazzo umano dall’animo sensibile, Sho, vede la minuscola Arrietty saltare tra le foglie del giardino di casa o aggirarsi nella sua stanza in procinto di sottrarre lo zucchero? Arrietty è dapprima spaventata, poi intimidita. Infine arrossisce davanti a quel ragazzo che la osserva e le parla come fosse la cosa più naturale di questo mondo trovare un esserino a spasso nella propria casa. Sho non le fa del male, come le hanno sempre detto i suoi genitori, non la mette in strani contentori per studiarla da vicino, ma vuole diventare suo amico e proteggerla dalle insidie degli animali e dalla curiosa domestica. Dopo l’iniziale diffidenza di Arrietty, indomita ragazzina dai capelli rossi e dallo sguardo fiero, nascerà tra i due un’amicizia che andrà al di là delle differenze e forse nascerà un sentimento ancora più profondo. Questa piccola e delicata storia sulla scoperta e l’accettazione del diverso porta la firma di Hiromasa Yonebayashi, che debutta alla regia dopo essere stato per anni il principale animatore del maestro Hayao Miyazaki, qui in veste di sceneggiatore. Sulla scia di “Ponyo”, una nuova, coloratissima opera dello Studio Ghibli, in linea con la poetica di Miyazaki, che celebra la gioia dell’amore universale. Manca quella complessità della trama degli ultimi film del maestro, come “La città incantata” o “Il castello errante di Howl”, ma nel panorama talvolta desolante dei film che passano in sala, questa è senz’altro una storia da vedere con gli occhi e con il cuore. Bella la colonna sonora.

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