Arrival: la recensione di matyna88
telegram

Arrival: la recensione di matyna88

Arrival: la recensione di matyna88

Arrival non è il film che ti aspetti.
Ad ingannare non sono solo i trailer, ma già il titolo, cambiato rispetto al romanzo a partire dal quale la sceneggiatura è stata adattata, “Story of Your Life”, che era forse un po’ spoileroso e lievemente fuorviante, facendo quasi pensare a un romantico Nicholas Sparks.
Arrival non è un film sugli alieni. Non fraintendetemi, gli alieni ci sono, atterrano con 12 astronavi in diversi punti della terra; e con loro anche l’eterno interrogativo sulle loro intenzioni. Ma è proprio a partire da questo interrogativo classico che si dipana il centro vero della narrazione, quello su cui lo spettatore deve trovarsi focalizzato.
Non vi sono azione ed effetti speciali sullo stile guerra dei mondi come ci aspetteremmo, l’ovvio intervento militare resta solo a fare da cornice. I due protagonisti, Louise (Amy Adams) e Ian (Jeremy Renner), sono due intellettuali, una linguista e un matematico, ed il loro rapportarsi con gli alieni è basato sulla curiosità, sulla sete di conoscenza. Ed è il loro approccio che il regista segue.
Arrival non è un film sugli alieni, gli alieni sono l’espediente per un messaggio che va al di là dell’intrattenimento cinematografico, sono il diverso e l’ignoto per eccellenza.
Nell’era in cui la tecnologia avanza a ritmi più veloci di quanto il nostro naturale adattamento riesca a seguire, in realtà la comunicazione è il più importante e il più potente dei nostri mezzi.
E’ l’anello di giunzione tra spazio e tempo che, nel corso del film, si sovrappongono su piani paralleli spesso difficili da collocare, tenendo sempre vigile la mente dello spettatore, grazie anche ad un abile gioco di montaggio.
La fantascienza è equilibrata, teorie scientifiche si prestano ad essere adattate alla fantasia senza eccessiva forzatura. vengono esposte e poi spiegate, ma solo brevemente, evitando la noia di un’esposizione scolastica, perché tanto sarà la narrazione stessa a portare il pubblico alla comprensione.
Amy Adams, con la sua eccezionale espressività, assolutamente fondamentale per la complessità di vicende a cui va incontro il suo personaggio, è la protagonista perfetta; dovrò presto confrontare le performance delle cinque nominate del 2017 per capire la sua esclusione dalla rosa delle candidate a ricevere il premio di miglior attrice.
Jeremy Renner è un’ottima spalla, un bel personaggio; il lato dolce della storia.
Nessuno mi pare ne abbia parlato, perché si tratta di una sfumatura, ma ho molto apprezzato che dolcezza e romanticismo (qualunque donna vorrebbe un uomo con la sua visione globale della vicenda, una volta terminata) abbiano preso corpo in uno scienziato, che è anche un uomo. Perché la virilità di un uomo è data tanto dalla sua forza quanto dalla sua dolcezza e spesso invece si cade nello stereotipo opposto. E tale dolcezza, a cui faccio riferimento, trova esistenza in pochi piccolissimi gesti, scampando qualsiasi pericolo di melensaggine.
In definitiva amo questo film, perché la fantascienza non è solo spettacolo. L’intrattenimento si intreccia con la lezione di vita, intelletto e sentimento giocano ruoli alla pari. E’ gran cinema, quello che è bello da vedere ma che anche stimola, fa riflettere e lascia un’impronta, che ti rende diverso da come eri prima di entrare in sala.
Io, per esempio, vi domando: ripetereste una scelta conoscendone già l’esito finale?

P.S. Comunque, a pensarci… solo il cervello di una donna poteva arrivare a comprendere il linguaggio alieno! XD

© RIPRODUZIONE RISERVATA