Assassinio sul Nilo: la recensione di loland10
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Assassinio sul Nilo: la recensione di loland10

Assassinio sul Nilo: la recensione di loland10

“Assassinio sul Nilo” (Death on the Nile, 2022) è l’undicesimo lungometraggio del regista-attore-produttore di Belfast Kenneth Branagh.
Hercule e Kenneth, Poirot e Branagh, Agatha e William, Christie e Shakespeare, il classico e la sceneggiatura, il risvolto e il d’antan. Tutto in miscela oscura misto di gioco e di sguardo con i baffi sempre statuari. E’ pur vero che ci sono delle spiegazioni ma il ‘mito’ non si trasforma al proprio piacimento (senza guardarlo da lontano).
Le cellule grigie (di cotanto infimo discernimento) e le furbizie attoriali (di bravura infima spuria).

Quando il romanzo e l’ingranaggio della scrittrice Agatha Christie sono soverchiate e abbandonate all’uso personale per un film troppo egocentrico, la matassa meta-filodrammatica e sentimentale si perde in mille rivolo inutili e non per nulla giusti all’uomo.
Il film di Branagh rimane imperfetto è perfetto era metà e il famoso macigno che cade e non colpisce i sfiora gli innamorati colpisce pesantemente lo spettatore amante…del cinema e del grande schermo. Una frivola lesione di classicismo che si perde in inquadrature sotto acque di ancore e predatori, con ospiti inattesi che salutano e si adagiano ad uno spettacolo…..pubblicitario mente un ‘coccodrillo’ del Nilo azzanna e prende su di se un volatile qualsiasi. Il rettile ci riesce benissimo (e non piange) noi (spettatori non colpevoli) prendiamo il film e piangiamo dalla disperazione, per gli alti propositi, mal posti e contorti.
E Hercule Poirot diventa un alto-pretesto per raccontarvi, sei allo stesso Branagh il piacere di recitare ma non certo il mondo giallo vero della scrittrice incorse
Il ‘franchising’ di Branagh è puramente teatrale, aumenta, carica, si volumizza, si ritirare accosta la sua bravura (su quella non ci sono dubbi) deviando, sbuffando, sbeffeggiando e istigando il Poirot della scrittrice in un suo piacere personale.
Non c’è che dire, il trucco si vede 8° quasi) e l’incipit (girato benissimo in ‘stile’ copia) aggiunge poco al carisma ma distoglie lo spettatore al mito dell’investigatore belga. E le cellule grigie si arrovellano in una sceneggiatura simmetrica (inizio e fine) dando la sensazione di una convulsa messa in scena sui vari delitti che arrivano quasi insieme e (fin) troppo tardi per la spiegazione (dal fuori ‘traghetto’ per entrare nel ‘salone’ set personale. Il Nilo diventa oscuro e gli interrogatori nebbiosi e filtrati da luci lunari da incubo più che da ‘eccellenza cine’. Il noir e il grigio (interiore) si confrontano e si specchiano (mentre ll ‘baffuto’ ricostruisce per chi non avesse le idee chiare. E il doppio suicido suggella (dal set spettrale) la coppia (romantica) persuasiva di un film che si perde tra acque oscure, luci fluorescenti e sangue in discesa.
Si passa dal ‘plot-spot’ delle piramidi e del battello ad un chiuso carcerario di camere e ritrovi per cibarie varie.
Ecco che l’eccessivo cambio investigativo e aggiunte personali (di sceneggiatura) non soddisfano in toto, oltre la scrittura originaria che pur sempre rimane il vero inizio (unico inizio) per un film del (e di) genere. Il paragone con il film del 1978 (di John Guillermin) rimane impietoso da questo punto di vista. E il mestierante regista londinese non fa brutta figura di fronte al ‘direttore’ Branagh (che crede troppo nelle sue possibilità omnia di tutto). Il cast soprattutto (del film del ’78) rimane una spanna sopra: Peter Ustinov, David Niven, Mia Farrow, Bette Davis, Angela Lansbury, Maggie Smith e via discorrendo.
A tal proposito il miglior (unico) Poirot cinematografico rimane Albert Finney (nel film di Sidney Lumet ‘Assassinio sull’Orient Express’ del 1974), mentre quello televisivo (nelle serie ‘Poirot) di settanta episodi) è stato dell’attore londinese David Suchet (parere personale).
Il cast si compiace della bravura attorno al Poirot girovago (piroscafo Karnak, ospite) con eccessi romantici e ‘souvenir’ di coppia che osano tra i ‘misteri’ dell’antico Egitto. Sfinge e percorsi di amanti. E l’uso digitalizzato fa il resto. Cosa non fare per rendere ‘bello’ il tutto.
Regia adombrata al mistero e oscura sotto i baffi del suo personaggio.
Voto: 5/10 (**½) -cinema new.noir-

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