Avengers: Age of Ultron: la recensione di Andrea Diatribe
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Avengers: Age of Ultron: la recensione di Andrea Diatribe

Avengers: Age of Ultron: la recensione di Andrea Diatribe

Con “Avengers: Age of Ultron” siamo arrivati quasi al termine della Fase 2 dell’universo cinematografico della Marvel, che si concluderà a breve (ad agosto in Italia) con “Ant-Man”, per poi vedere l’inizio nel 2016 della terza con “Captain America: Civil War”.
“Avengers: Age of Ultron” è il sequel, ancora diretto e scritto da Joss Whedon, del primo film sui Vendicatori. Ci troviamo subito al centro dell’azione. I Vendicatori, non più protetti dallo S.H.I.E.L.D., oramai smantellato, possono uscire allo scoperto tentando di riprendere lo scettro di Loki, con il quale l’HYDRA, un organizzazione criminale, sta facendo esperimenti sugli esseri umani. Pur trovando qualche difficoltà, anche a causa dei gemelli, con poteri speciali, Pietro e Wanda Maximoff – rispettivamente il Quicksilver (interpretato da Aaron Taylor-Johnson) e la Scarlet Witch (Elizabeth Olsen) già comparsi in “Captain America: The Winter Soldier” – che difendono l’HYDRA, il gruppo di supereroi riesce a recuperare lo scettro. Tony Stark/Iron Man e Bruce Banner/Hulk, grazie alla gemma contenuta nello scettro, riescono a mettere in atto il programma Ultron, un’intelligenza artificiale che permetterà la difesa globale del pianeta, utilizzando le varie armature delle Stark Industries. Peccato che Ultron sfugga alle mani del suo creatore, inizi a vivere di vita propria e, distruggendo J.A.R.V.I.S., l’intelligenza artificiale domestica di Stark, si costruisca una personale armatura e un esercito ad hoc per stabilire sì la pace, facendo però guerra contro i supereroi e mettere fine alla genere umano. Compito degli Avengers, sarà quello di unirsi nuovamente per riuscire a placare Ultron.
“Avengers: Age of Ultron” è un sequel molto diverso rispetto al primo per almeno quattro aspetti: i toni da commedia e quelli slapstick tendono a farsi meno importanti, ritagliandosi solo qualche siparietto (vedi ad esempio la scena dello scontro tra Iron Man ed Hulk, una delle migliori parti del film, e la sfida del sollevamento del martello di Thor); nel contempo si è puntato di più su toni cupi e drammatici, di cui emblematici sono gli incubi più reconditi e le allucinazioni che Scarlet Switch va a causare nelle menti dei supereroi; l’entrata di nuovi personaggi (Quicksilver, Scarlet Switch e Visione, interpretato da Paul Bettany); infine, si dà molto più spazio alla sfera privata e sentimentale, come la sottotrama dell’amore che nasce tra Hulk e Vedova Nera e la vicenda famigliare di Occhio di Falco, che in questo modo il personaggio acquista un ruolo di rilievo, al contrario del primo film, ridotto a corollario.
I dialoghi sono scorrevoli, i combattimenti, grazie anche ai movimenti di macchina e al montaggio, sono perfettamente coreografati – soprattutto le combo devastanti della coppia Thor-Capitan America e, come già scritto sopra, lo scontro tra il colosso verde e Iron Man –, le quasi due ore e mezza di film procedono bene e a parte qualche scena un po’ melensa di Hulk e Vedova Nera, seppur a grandi linee significativa, si riesce ad arrivare a fine film soddisfatti. Non come per il primo, però.
Diciamocelo: Ultron è un ottimo cattivo – dotato di una sua coscienza e che incarna la paura da sempre raccontata dalla fantascienza delle macchine che ci sfuggono e che ci vogliono soppiantare – anche se la risoluzione dello scontro finale è stata piuttosto banale (sacrificio di un eroe a parte), e non ha la spettacolarità dell’ultima battaglia di New York del precedente film. Joss Whedon ha calibrato bene, non stufa, però non ha osato abbastanza e ci ha lasciato – visto che ha passato il testimone dei prossimi due film ai fratelli Russo – un film dal sapore insipido: rimane in bilico tra dialoghi e toni da commedia/comici non abbastanza significativi che avevano fatto invece la fortuna del primo film, ma che qui sono superficiali, ripetitivi e ridicoli (ad esempio, le battute di Tony Stark che cominciano un poco a stufare); sul lato opposto non insiste e carica a sufficienza le tinte cupe delle dinamiche tra i protagonisti e quelle personali di ognuno. Sarebbe stato bello riuscire a sondare meglio le paure dei protagonisti e i potenziali conflitti che potevano nascere tra di loro, e non risolvere il tutto solamente in qualche sequenza onirica.
Però, tutto sommato il film sta in piedi, un po’ traballante, ma ci sta. Non ridefinisce tuttavia un bel niente a livello narrativo, rimanendo un ottimo film, ma sicuramente non uno dei più belli di casa Marvel.

Voto: 3/5

Non andate via subito dalla sala perché c’è la consueta scena a metà dei titoli di coda.

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