L’indigesto “Avengersiano” minestrone alla Ultron
Era prevedibile, forse quasi scontato che l’atteso Avengers: Age of Ultron non fosse minimamente all’altezza del predecessore The Avengers (2012), entrambi diretti da Joss Whedon. Così è stato. La nuova avventura si apre contro un vecchio nemico dell’umanità (e di Captain America), l’Hydra, oggi supportata dai poteri artificiali dei gemelli Pietro e Wanda Maximoff, alias Quicksilver (Aaron Taylor-Johnson) e Scarlet (Elizabeth Olsen), ansiosi di presentare un vecchio conto all’ex-costruttore di armi Tony Stark (Robert Downey Jr.).
Già Stark, forse è la sua esagerata voglia redenta di proteggere il mondo che lo porta a creare qualcosa più grande di lui, per gentile concessione del “prezzemolo” tesseract. Il risultato? Un robot autonomo e perfettamente funzionale nel voler fare a meno delle proprie menti creatrici e di qualche miliardo di esseri umani.
Ma che ne è stato delle infiammabili personalità dei Vendicatori? Sepolte sotto la retta coperta del fare proba squadra? In tutto il film (141 min), solo qualche screzio all’acqua di rose, come se non fossero più in grado di alzare la voce temendo di rompere il fragile idillio. Neanche il ritorno di Nick “S.H.I.E.L.D.” Fury (Samuel L. Jackson) li rianima, ponendosi più come un fiero padre venuto ad assistere alla partita dei propri figli (scapestrati) che non come un ambiguo capo di un’agenzia potente e segreta.
“Avengers: Age of Ultron” è un film monotono e piatto. Unica novità degna di nota, la vita privata di Occhio di Falco (Jeremy Renner). Le occhiatine d’intesa tra l’impacciato Bruce Banner (Mark Ruffalo) e la sexy agente Romanoff (Scarlet Johansson) invece, sembrano già opzionabili per una futura versione Marvelliana de “La bella e la bestia”. Non so cosa sia peggio poi tra il bagnetto rigenerante di Thor o lo spoilerato scontro tra Iron Man e Hulk, superfluo e insignificante per la storia visto che Scarlet aveva già dimostrato di saper “alterare”, diciamo così, il cervello dei Vendicatori.
Lungi da me infine voler privare “Doc” Stan Lee dei suoi cameo, però ormai siamo nel solco della monotonia (banale) più totale. OK, ho assaporato Avengers: Age of Ultron, ma chissà la digestione ora. Pesante minestrone con un rimaneggiato filo d’olio (dicasi sceneggiatura) per amalgamare questi “ribolliti” supereroi.
Voto: 0/5
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