Eccoli di nuovo, dopo il film del 2012 e vari spin-off, tutti gli Avengers al rapporto! Il film inizia dove era terminato Captain America: The winter Soldier, con i nostri eroi intenti a scardinare il quartier generale del Hydra, presidiato dal barone Von Strucker, per recuperare lo scettro di Loki. Compiuta la missione, Stark convince il dottor Banner a ultimare il progetto Ultron: un androide con una coscienza propria, che guidando un esercito di droni, potrà mettere quell’armatura intorno al mondo tanto agognata dal geniale Tony. Inutile dire che la ribellione della creatura nei confronti del suo padre tecnologico sarà la miccia che innescherà la narrazione.
Joss Whedon, affermato regista di fumetti e ideatore di serie tv, ha avuto il merito, nel primo film, di riunire alcuni tra i più importanti supereroi Marvel in un team riuscendo a trovare un equilibrio con una storia lineare. Stavolta la trama, pur ricalcando la struttura del primo film, appare confusa. Tutti sembrano andare di fretta, a partire da Ultron che, riprendendo il leit-motiv dell’intelligenza artificiale sviluppato efficacemente in cult come Terminator o Blade runner, viene mostrato come un burattino senza fili con un complesso edipico al contrario, senza però avere quella profondità e quel carisma di chi vuole sterminare la razza umana per rimpiazzarla con una controparte metallica.
Tuttavia la regia appare più matura, specie all’inizio con piani sequenza che rendono più spettacolari le scene d’azione. Tra i protagonisti, ormai consolidati nei loro personaggi, spiccano Robert Downey Junior, più Stark dello Stark dei fumetti e Aaron Taylor-Johnson alias Quicksilver. Buono il doppiaggio con una obbligatoria citazione per la voce italiana di Ultron, Stefano Alessandroni.
Insomma Avengers: Age of Ultron è un film che appassionerà i fan del genere, anche se il materiale sarebbe stato meglio diluirlo in due film; mentre per chi non ama troppo l’universo Marvel c’è il rischio che esca dalla sala frastornato tra piroette, esplosioni e sferragliamenti.