Se gran finale doveva essere, gran finale sarà. Con la prima parte di Infinity War la Marvel alza il tiro e prepara una conclusione da leccarsi i baffi. L’impronta adulta, già accarezzata sul binario di Civil War, trova pieno sfogo in questo capitolo stupefacente, trascinato dall’entrata in scena di un personaggio a dir poco mostruoso. Se è un dato di fatto che senza un buon cattivo difficilmente possa esserci una buona storia, il Thanos di Josh Brolin sbaraglia il palcoscenico e si prende tutto, merito di un background davvero ben caratterizzato e non improntato alla sola verve distruttiva.
A caldo Infinity War ha bisogno di qualche minuto di riflessione, fermo restando che il risultato finale metterà sicuramente d’accordo tutti sull’eccellente riuscita del film. Non è un caso che la regia sia stata confermata ai fratelli Russo, già capaci di assestare un’impronta molto più dark a un brand che per un decennio ha spaziato in lungo e in largo su target contraddittori. Una maturità conquistata passo dopo passo, forse anche influenzata dalle nuove aspettative di un pubblico diverso, contagiato da un era in cui le serie TV stanno ribaltando gli schemi. Senza ombra di dubbio, possiamo però dire che Infinity War non è altro che un grosso regalo a tutti i fan di lunga data.
Chi si aspetta il solito Comicon con tutti i personaggi schierati contro il cattivo di turno resterà deluso. La sceneggiatura di Markus e McFeely è decisamente solida, capace di alternare un ritmo molto rock a intermezzi toccanti, con una profondità delle scene che riesce a risaltare il comparto drammatico in maniera sorprendente, con Thanos clamoroso catalizzatore di un copione dalle due facce. La storia raccoglie tutti i semi sparsi per la strada, non forza e nemmeno corre frettolosamente verso il finale, preferendo godersi tutta la fatica di un decennio che vede riconoscersi il giusto merito.
E gli Avengers? Spezzati, colpiti, messi in ginocchio. Costretti ad alleanze quasi bizzarre e a fare i conti con un nemico mai cosi disarmante. Proprio mentre il viaggio sembrava essere alla fine e c’era anche chi già pensava ad avere figli, oppure a godersi una luna di miele. L’ennesima chiamata alle armi è cosi prepotente che non c’è nemmeno il tempo di sedersi sulla poltrona che avremmo bisogno di una mano a sorreggerci la mascella. Infinity War va oltre i limiti conosciuti, gioca sporco ma vince a mani basse perché tocca le corde sentimentali di tutte le parti in gioco. I Russo gestiscono con molta agilità l’enorme mole di carisma sullo schermo, pur concentrando gli sforzi sul nuovo, titanico, “giocattolo”. Non semplice quando si tratta di gestire il minutaggio tra un Iron Man, un Capitan America e un Uomo Ragno, giusto per citarne alcuni. Ma è impossibile dire di più senza correre in potenziali spoiler che come nel miglior thriller rischiano di rovinare la visione.
Diciamo solo che il gran finale è servito. Con due ore e mezza di pulsazioni estreme, la Marvel spazza via quel velo di monotonia che stava albergando su un brand forse stanco. Niente di più sbagliato. Avengers: Infinity War è una bomba esplosiva. Che nemmeno ha detto tutto.
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