Batman v Superman: Dawn of Justice: la recensione di Luca Ferrari
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Batman v Superman: Dawn of Justice: la recensione di Luca Ferrari

Batman v Superman: Dawn of Justice: la recensione di Luca Ferrari

Batman v Superman, l’imperfezione dei supereroi

L’uomo ha creato un mondo dove restare uniti è impossibile, sentenzia un amareggiato cavaliere alato. Si spiega così la disperata ricerca di un salvatore, terreno o divino che sia. E quando nel cielo svolazza col suo mantello un essere in apparenza invincibile, il mondo lo accoglie con speranza e felicità. Non proprio tutti in effetti. Basato sui personaggi dei fumetti DC Comics, è sbarcato sul grande schermo Batman v Superman: Dawn of Justice (2016, di Zack Snyder). Superman (Henry Cavill) è sul pianeta Terra. Difende il mondo secondo la propria logica. I suoi valori. Sempre al fianco dell’amata Lois Lane (Amy Adams), intrepida giornalista. E se mai cambiasse idea? Se ci fosse anche una sola possibilità che diventi un nemico, lui che potrebbe annientare l’intera razza umana, va fermato. È questo il pensiero del vigilante pipistrello Batman-Bruce Wayne (Ben Affleck) sul semidio. Lo scontro sarà inevitabile.

Sequel de L’uomo d’acciaio (2013), sempre diretto da Snyder, Batman v Superman: Dawn of Justice ha qualche effetto speciale di troppo. Anche il duello finale con esplosioni di tutti i tipi, pare un mix confusionario tra Highlander e The Avengers: Age of Ultron. Nel complesso però la storia tiene. Il Batman di Christoper Nolan non lascia scorie. È impalpabile. È tutto un altro mondo. È proprio (e per fortuna) un altro film. Ci sarebbe stato tempo e spazio per approfondimenti sulla crisi d’identità del supereroe ma il palcoscenico alla fine (e purtroppo) se l’è preso quasi tutta l’action.

Più di Ben Affleck, già supereroe nel sottovalutato Daredevil (2003), e ancor (molto) di più dei poco carismatici Henry Cavill e Gal Gadot-Wonder Woman, a salire in cattedra in questo film è Jesse “Lex” Eisenberg, visto di recente anche nel poetico The End of the Tour. Il suo Luthor ha le competenze di uno scafato adulto ma la follia di un bambino che si ciba solo di caramelle, incurante delle carie cui rimedierà strappandosi via i denti e impiantandosene di nuovi e super-moderni. Prima di vederlo nella classica iconografia pelata, i suoi capelli sono l’emblema dello folle sporco e posticcio, quasi Joker-Ledgeraiano. Stia attenta la Marvel, la DC Comics ha un cattivo tra le mani che potrebbe anche mettere al tappeto il suo Loki-Tom Hiddleston. Future sceneggiature permettendo, s’intende.

Voto: 3/5

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