Benvenuti al Nord: la recensione di Silvia Urban
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Benvenuti al Nord: la recensione di Silvia Urban

Benvenuti al Nord: la recensione di Silvia Urban

Qualche mese fa, sul set del film, alla domanda: «Ci può raccontare le scene più comiche?», il regista Luca Miniero aveva tentennato, ribadendo che era impossibile selezionarne solo alcune.
All’epoca pensavo fosse scaramantica reticenza. Ora, invece, il perché di quella risposta è chiaro: Benvenuti al Nord è un film in cui si ride, e molto.

Il rischio di costruire un sequel non all’altezza dell’originale era elevato. La soluzione proposta da Miniero e Fabio Bonifacci, subentrato a Massimo Gaudioso, segue una sola regola: non rischiare. Che a sua volta si declina in due linee guida: puntare ancora sull’innata vis comica dei due protagonisti e ricalcare la formula del primo film, cercando di fotografare l’Italia (questa volta il Nord) e giocare con gli stereotipi per stimolare la risata e nel frattempo raccontare un “popolo” e le sue tradizioni.

Sono ancora Claudio Bisio e Alessandro Siani, insomma, a tenere banco grazie alla loro alchimia di coppia.
Entrambi in crisi coniugali, dopo l’abbandono delle rispettive mogli sono costretti a mettersi in discussione e rivedere il proprio stile di vita. Grazie all’amicizia che li lega, Alberto/Bisio impara a non lasciarsi sopraffare dal lavoro e a dedicare tempo alla moglie Silvia/Finocchiaro, mentre Mattia/Siani capisce che è tempo di prendersi le proprie responsabilità, ora che ha una compagna (Maria/Lodovini) e un figlio a carico.
La storia si esaurisce qui, e da questo punto di vista Benvenuti al Nord non è all’altezza del primo film. Ma funziona comunque.
Funziona la fotografia di un nord frenetico, operoso e ossessivo, dove anche prendere un caffè al bar diventa un’impresa e per organizzare una cena bisogna muoversi con mesi di anticipo. Funziona il ritrovato quartetto d’attori con una nota di merito per Angela Finocchiaro che si sdoppia interpretando Silvia e sua madre Erminia, vecchietta milanese bigotta e razzista. Funziona la new entry Paolo Rossi, in una parodia di Marchionne che nel film porta il nome di Dottor Palmisan, super manager delle Poste e ideatore di un progetto pilota dal singolare nome: E.R.P.E.S., acronimo di efficienza, rapidità, puntualità, energia, sorriso. Funziona la comicità, perché è un film dove anche le gag più esasperate e surreali riescono a strappare un sorriso.

Insomma, Benvenuti al Nord nasce per far ridere. E ci riesce. Quel che manca è la qualità narrativa, il tempo per approfondire la storia (il cambiamento di Alberto e Mattia è troppo repentino) e l’equilibrio “sociologico” con il primo film: Castellabate è provincia, Milano è città, per di più una città molto europea. Probabilmente avrebbe funzionato meglio lo scontro tra l’uomo del Sud e le tradizioni locali padano-alpine di un piccolo borgo di provincia.
Magari questo potrebbe essere l’argomento di un terzo film; non a caso si parla già di Benvenuti all’Est. Anche se, come si evince dai titoli di coda (da non perdere!), è una questione ancora troppo prematura, che potrebbe generare più di una tensione. Bisio e Siani ne sanno qualcosa.

Leggi la trama e guarda il trailer del film

Mi piace
L’alchimia di coppia di Bisio e Siani

Non mi piace
La poca qualità della narrazione, che punta solo sulle gag

Consigliato a chi
Vuole tornare a ridere degli stereotipi e le differenze tra Nord e Sud

Voto: 3/5

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