Un Tim Burton finalmente diverso ma non per questo minore. 20 anni dopo Ed Wood ci riprova col biografico tralasciando per una volta gotico, poetica e stop motion che ultimamente lo avevano imprigionato nel cliché e nella ripetizione, confezionando opere ( Alice in Wonderland su tutte e in parte Dark Shadows ) stanche e ripetitive, lontane anni luce dalla genialità e dalla bizzarria caratteristica di questo moderno cantastorie di fiabe nere. Unico segno distintivo della continuità burtoniana sono i grandi occhi malinconici, sproporzionati rispetto al corpo, che fanno da soggetto principale per le tele disegnate da Margaret Keane, protagonista insieme al marito Walter della grande truffa dell’arte, truffa che Burton racconta con maestria e drammaticità al punto giusto, senza giudicare ma cercando di portare lo spettatore a farsi una propria idea su quale dei due coniugi sia nel torto e quale nella ragione sempre che in una storia come questa ci sia davvero qualcuno che abbia la coscienza pulita delle proprie azioni
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