LHD sperimental’e metacinematografico è un controsenso per un Ang Lee modesto ma mesto e viceversa in un còmpito sufficiente poiché non trattato con sufficienza. Bello soprattutto l’epilogo in cui il protagonista dovrà scegliere fra il bellicismo dei connazionali e il ritorn’in Iraq assiem’ai commilitoni. Con un imprevisto, amaro sussulto di disillusione opterà per chi ha più bisogno di lui quale compagno e amico, mentre la sorella Kristen Stewart è di fatto più matura e quindi autonoma. Null’a che spartire con la “war addiction” di Renner in “The Hurt Locker” (2008) della Bigelow.
© RIPRODUZIONE RISERVATABilly Lynn – Un giorno da eroe: la recensione di Mauro Lanari
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