L’exploitation è tornata di moda, e questo ormai è assodato. Il vero problema di questo ritorno di fiamma hollywoodiano per le pellicole di genere è che bisogna saperle fare: negli anni Sessanta chi girava film a basso budget e altrettanto basse inibizioni lo faceva per effettiva mancanza di mezzi e contemporanea voglia di fare del cinema “no matter what”. Chi lo fa oggi, invece, ha due possibilità: o lo aggiorna al ventunesimo secolo, come fanno Tarantino e Rodriguez, usando enormi quantità di denaro per raccontare storie di nicchia nelle quali far succedere le cose più assurde senza porsi limiti, oppure deve davvero avere due lire in croce e quella spontaneità che animava un Russ Meyer o un Halicki (quello di Fuori in sessanta secondi).
Questo lungo cappello filologico serve per dire una cosa: Bitch Slap – Le superdotate è un film deludente perché prende il peggio dei due mondi e si dimentica il resto. È scritto, prodotto e diretto dalla coppia Eric Gruendemann/Rick Jacobson, che hanno messo le mani in serie tv di culto come Xena e Hercules, il che potrebbe far sperare in una trashata di alto livello. Vede protagoniste tre, ehm, ragazze prosperose (Julia Voth, Erin Cummings, America Olivo), l’ideale per titillare i più pruriginosi. Racconta una storia di crimini, deserto e omicidi, sviluppata tramite flashback e slittamenti temporali, quello che ci vuole per tenere alta l’attenzione. Eppure: la recitazione fintamente amatoriale riesce solo a dare fastidio, perché manca di sincerità; la storia non è interessante, perché già sentita e raccontata senza verve; i camei di Lucy Lawless e Kevin Sorbo (cioè Xena ed Hercules, rispettivamente) sembrano infilati a forza perché «è così che si fa in questi film» più che per valorizzare loro e il film; la violenza c’è, ma è relativamente edulcorata e mai creativa; sesso e nudità varie sono spesso suggerite e quasi mai mostrate, più per pudicizia che per mancanza di mezzi (si ricorda solo una scena lesbica più irritante che eccitante, e un’altra che coinvolge un’automobile, dell’acqua corrente e magliette bagnate); gli effetti speciali – green screen come se piovesse – hanno l’aria di essere al contempo poco costosi e bruttini, ma soprattutto dispensabili.
La summa di queste considerazioni è che Bitch Slap è un film timido, fatto da fan dell’exploitation ma diretto a chi di questo genere non conosce nulla e pensa che qualche generosa scollatura e due sparatorie siano il non plus ultra. Non è così, ovviamente, e Bitch Slap casca a metà tra quello che vorrebbe essere (un calco dei cult da drive-in degli anni Sessanta) e quello che potrebbe essere (una rivisitazione intelligente delle idee di Russ Meyer). Ci vuole coraggio per fare questo cinema, ed è questo che manca a Bitch Slap. Non che non ci si diverta, ma ci si dimentica presto di quello che si è visto.
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Mi piace
È scontato parlare del fascino prorompente delle protagoniste?
Non mi piace
La moderazione con cui Rick Jacobson affronta un genere che moderato non è mai stato.
Consigliato a chi
Vuole godersi un’ora e tre quarti di curve pericolose, ma non ha voglia di affrontare i veri classici del genere.
Voto: 2/5
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